Gli alimentatori a commutazione (SMPS) sono estremamente interessanti per
molti motivi, tra cui:
- alto rendimento
- bassa numero di componenti
- piccole dimensioni
Per l'hobbista, però, la loro realizzazione può essere problematica, in
quanto si tratta di circuiti a frequenze elevate (da 60kHz a 1MHz e più), cosa
che richiede cure costruttive diverse da quelle di un alimentatore lineare
a tre terminali, oltre all'uso di bobine e di condensatori a basso ESR.
Possiamo, però, provare un piccolo step-up di facile realizzazione e di sicuro
funzionamento e che non richiede componenti difficili da trovare e che è anche in
grado di trattare una certa potenza.
3843
Il circuito intergrato 3843 (qui
il datasheet
di Onsemi) non è recente, ma ha avuto un buon successo ed
è prodotto da numerosi brand, come Texas e Unitrode (UC3843), ST (SG3843),
Onsemi (NCV3843), ecc. Appartiene ad una famiglia di cui fanno parte
3842/3844/3845, simili, ma con caratteristiche un poco differenti.
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Sono controllori PWM a frequenza fissa
in modalità corrente. Sono stati progettati appositamente per
applicazioni off-line e per convertitori CC-CC con un minimo di
componenti esterni.
3843 può funzionare fino a 500kH, ha un basso consumo e permette di
realizzare circuiti con una limitata criticità.
Esiste in DIP a 8 e 14 pin e in SOIC-8 pin: in questo progetto utilizziamo la versione DIP 8
pin.
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Questi circuiti integrati sono dotati di un oscillatore stabile per un
controllo preciso del duty cycle, di un riferimento di tensione compensato in
temperatura, di un amplificatore di errore ad alto guadagno, di un comparatore
di rilevamento della corrente e di un'uscita totem-pole ad alta corrente per
pilotare un transistor di potenza.
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Un segnale di clock ad una frequenza fissa agisce
sull'ingresso S di in flip-flop, la cui uscita comanda un interruttore di
potenza (transistor o MOSFET).
La fine dell'impulso si verifica quando il livello della corrente
dell'induttore raggiunge una soglia stabilita dal segnale di errore. In
questo modo il segnale di errore controlla il picco di corrente
dell'induttore.
L'impulso è anche controllato in durata dalla tensione di errore ottenuta
dalla comparazione di una tensione di riferimento interna e la tensione di
uscita.
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Questo si differenzia dagli schemi convenzionali in cui in cui il segnale di
errore controlla l'ampiezza degli impulsi senza tener conto della corrente
dell'induttore.
3843 step-up
Utilizziamo 3843 in una configurazione step-up classica per ottenere una
conversione da 12V a 24-30V, ideale per alimentare apparecchiature a partire da
una batteria da 12V.
Caratteristiche generali:
- Tensione di ingresso Vin 9-16V
- Tensione di uscita Vout 18-30V
- Corrente uscita Iout 3A
-
Potenza
oltre 70W
- Rendimento
90%
In effetti il circuito può erogare senza problemi tensioni di 50V e oltre o
correnti maggiori, ma
questo è un aspetto che tratteremo più avanti.
Lo schema base minimale è il seguente:
I componenti usati:
C5/6/10/11/12/13 |
0,1uF 50V |
C1/2 |
2000uF 25V |
C3/4 |
1500uF 50V |
R1 |
15k |
R2/6 |
10ohm |
R3 |
0,1ohm >10W |
R4 |
330ohm |
R5 |
100k |
R7 |
6k8 |
R8 |
1k |
R9 |
3k3 |
R10 |
10k trimmer |
C7/8/9 |
1nf |
Q1 |
MOSFET N - IRF3710 |
IC1 |
UC3843 |
D1 |
2045 doppio diodo TO220 |
L1 |
60-100uH |
Connettore |
MSTBV passo 5.08" 4 poli |
IC1 è il 3843. Viene alimentato attraverso R6/C10 che garantiscono un certo
disaccoppiamento dalla tensione di ingresso.
R1/C7 determina la frequenza operativa, in questo caso fissata a 100kHz. Si può
aumentare la frequenza del clock fino a 500kHz, ma sono richieste maggiori attenzioni nella disposizione
delle parti e nella qualità di induttore e condensatori.
Da notare che la rete RC è alimentata dalla tensione di riferimento interna
del chip (disponibile al pin 8) per ottenere la migliore stabilità. C11 è in
parallelo alla tensione di riferimento.
La tensione di ingresso è usata per caricare l'induttore
durante la fase di on, in cui il transistor di switch lo collega alla
massa. Quando l'interruttore si apre, l'induttore viene a trovarsi in serie
alla tensione di ingresso: poiché le tensioni si sommano, la tensione di uscita è
superiore alla tensione di ingresso.
Il doppio diodo in uscita rende la giusta polarità; si usa tipicamente uno Schottky a
causa della sua bassa caduta di tensione in conduzione. In questo caso la scelta
del doppio diodo in TO220 riduce le perdite e consente un buon raffreddamento del
componente.
La regolazione della tensione di uscita dipende dal partitore R7/R8/R10, la cui
tensione viene inviata al pin di feedback VFB (pin 2) e confrontata con un riferimento
interno. L'uscita del comparatore blocca il tempo di on del transistor di
commutazione, che normalmente è un MOSFET con una bassa resistenza Rdson.
Il commutatore è un MOSFET N. Nel prototipo è stato usato un elemento ad
alte prestazioni, IRF3710, ma possono essere usati altri MOSFET genere IRLZ44 e
simili. Una bassa resistenza di conduzione riduce le perdite e il riscaldamento,
mentre occorre un elemento con una tensione Vds superiore a quella di uscita ed
una corrente di drain maggiore di una trentina di ampere.
La corrente nel MOSFET è valutata con la R3. R4 e C9 disaccoppiano
e formano un filtro per l'ingresso di controllo della corrente (pin 3).
I condensatori C1/C2/C5/C6 sono sulla tensione di ingresso. E' opportuno non
scendere sotto i 1000uF per gli elettrolitici, per compensare la resistenza dell'alimentazione. Qui
usiamo una coppia di 1000uF/25V a bassa ESR. Nel caso di impiego con correnti
elevate, è opportuno salire col valore a 2200uF ciascuno. C5/C6 sono
elementi multistrato per ridurre l'impedenza alle frequenze elevate.
C3/C4 sono gli elettrolitici in uscita: qui è opportuno non scendere sotto i
2000uF e, nel caso di correnti elevate, è il caso di aumentare il valore anche
verso i 4700uF. Nel prototipo sono usati 2x1500uF/50V.
C11/C12 sono multistrato per ridurre ulteriormente le compone nti ad alta
frequenza in uscita..
Un LED è aggiunto per una indicazione della presenza della tensione di uscita.
Il rendimento in questa di applicazione può superare il 90% per una
buona area del rapporto ingresso/uscita, il che si adatta ottimamente ad
apparati alimentati a batteria e che devono utilizzare la meglio l'energia
disponibile.
Realizzazione pratica.
Questo circuito è facilmente realizzabile anche a livello hobbistico con
poca esperienza negli SMPS.
Abbiamo disegnato per il prototipo un circuito stampato a faccia singola,
utilizzando passivi in SMD.
Ovviamente è possibile utilizzare componenti through-hole o una scheda millefori:
se sono adottate le normali cure che richiede un circuiti elettronico, il
successo è garantito comunque.
Tassativamente, come in tutti i circuiti switching di potenza, NON si deve
ricorrere a cablaggi volanti con contatti, insicuri e a grovigli di fili. Un
falso contatto può distruggere tutto quanto.
E' stato realizzato un circuito stampato mono rame. L'immagine
sotto è puramente indicativa.
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In questa versione, le resistenze ed i condensatori non
elettrolitici sono saldati sul lato rame.
Elettrolitici, induttanza, LED, diodo, Mosfet e morsettiera sono sul alto opposto. Potendo
realizzare un doppia faccia, si potrà dedicare una superficie maggiore alla
massa e ai rami di potenza.
MOSFET e diodo sono fissati ad un dissipatore, assieme alla R3, che è
TO220. Il case consente di raffreddare bene la resistenza, che dissipa un certo
calore;è possibile utilizzare soluzioni diverse, come ad esempio 10 resistori da 1 ohm in
parallelo. Per questa resistenza sono da evitare elementi a filo avvolto che
aggiungerebbero una induttanza non desiderata.
In effetti, fino ad una corrente di uscita di 2A MOSFET e diodo non hanno
neppure necessità di un dissipatore così ampio; basta una lastrina di alluminio.
Diversamente, se vogliamo salire con la corrente (e, in questo caso, va considerata
anche la dissipazione di R3) il dissipatore è essenziale (ricordare che stiamo trattando
potenze oltre i 70W).
Particolare del prototipo:
MOSFET e doppio diodo richiedono l'interposizione di un
pad termoconduttivo per isolarli. La resistenza TO220 non ne ha bisogno. L'uso di pasta termoconduttiva è sempre una
cosa indispensabile.
Il circuito stampato è protetto con una deposizione di stagno chimico a
freddo, che evita l'ossidazione del rame.
Note sui componenti:
Praticamente tutti componenti (esclusi gli SMD) sono
stati recuperati da alimentatori commerciali guasti.
-
UC3843 in DIP è stato recuperato da un alimentatore PC.
-
Il MOSFET può essere un comune IRFZ44 (160W, 60V, 50A) o equivalente con
caratteristiche simili (IRLZ44, 65N06, 80N06, FDP045N10A, ecc.). Qui è stato
usato un IRF3710. Più bassa è
la Rdon, meglio è.
-
Il doppio diodo, del genere 2045 o 2545 o simili, è un componente classico negli
alimentatori PC; è stato usato per la facilità di reperirlo. I due diodi in
parallelo hanno caratteristiche migliori di uno singolo. Vanno ovviamente bene elementi con tensione e corrente
maggiori.
-
L'induttore da 100uH è pure recuperato da vecchi alimentatori PC. Non è
critico: sono stati provati valori da 50 a 110uH. Peraltro può essere
realizzato facilmente usando un nucleo giallo/bianco (usato
comunemente negli avvolgimenti di uscita degli alimentatori PC) o verde/blu, diametro 27-33mm, avvolgendo 32/40 spire di rame smaltato da 1mm.
-
I condensatori elettrolitici sono da scegliere con la minima ESR. Non
stiamo realizzando un amplificatore audio, ma un circuito a commutazione dove
circolano impulsi da 100kHz.
La bassa impedenza degli elettrolitici e la loro capacità di sostenere corrente
elevata sono un elemento chiave in questo genere di circuiti.
In questa direzione, sono state impiegate coppie di condensatori, piuttosto che uno singolo, in
quanto si minimizza l'impedenza e massimizza la corrente sostenibile e si
limita il riscaldamento.
- minuterie di montaggio dei semiconduttori e i pad isolanti sono pure di recupero da
alimentatori PC.
- il dissipatore è quello di una CPU. Se la corrente di uscita è inferiore a
1A si potrà utilizzare anche solo una lastrina di alluminio. Un dissipatore
alettato con o senza ventola può
essere necessario nel caso di funzionamento continuo ad alta corrente o in
ambiente dove il calore può salire molto, come in automotive.
- usare cavi di adeguata sezione per collegare l'alimentatore e il carico.
Fili sottili con le pinzette in fondo non sono una buona scelta
- il connettore è un genere Phoenix MSTBV o simili, passo 5.08, con una portata
nominale sul contatto di 12A. E' stato inserito per comodità durante i test. Si
potranno usare senza problemi collegamenti diretti o morsettiere di altro tipo.
Tenere presente che è importante testare tutti componenti recuperati prima di utilizzarli.
Un modo
semplice è verificare i componenti di recupero e la qualità dei condensatori è impiegare uno dei tanti prova componenti di produzione cinese come questo.
Essendo molto economici e ragionevolmente precisi, non dovrebbero mancare anche
ad un hobbista con budget limitato.
Il funzionamento è assicurato solo se utilizzate materiale non deteriorato.
I test.
Una nota preliminare: questo convertitore può assorbire
correnti impulsive da 6-7A. Un alimentatore da banco ordinario difficilmente è
in grado di fornire questa uscita con una impedenza sufficientemente bassa.
Per evitare problemi, limitate i test a quanto possibile con la strumentazione
che avete disponibile.
In Laboratorio, abbiamo impiegato un alimentatore da 10A nominali, un carico
elettronico e un oscilloscopio.
Per quanto riguarda il rendimento, questo è vicino o superiore al 90%
Vout 24V
Vin 12V |
Iout [mA] |
Iin [mA] |
% |
500 |
1150 |
0.86 |
1000 |
2198 |
0.91 |
1500 |
3184 |
0.94 |
2000 |
4300 |
0.93 |
2500 |
5400 |
0.92 |
3000 |
6400 |
0.93 |
La bobina può scaldare. Usando una bobina avvolta con filo di maggiore sezione, il riscaldamento
si ridurrà.
Gli elettrolitici in ingresso scaldano se l'impedenza della
connessione con l'alimentatore è elevata.
Scalda la R3 con correnti superiori a 2A.
La tensione di uscita è stabile. Regolata per la tensione voluta, da vuoto a
pieno carico la stabilizzazione è migliore dell'1%.
Non ci sono problemi per il funzionamento a vuoto, ma con il
carico appaiono impulsi dovuti alla commutazione:
|
|
Vin 12V Vout 24V nessun carico
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Vin 12V Vout 24V carico 2.5A
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Se si desidera eliminare il ripple in uscita, è il caso di inserire un filtro a LC (almeno 10-20uH
e da 500uF
in su).
Più potenza...
Se il circuito si presta ad essere modificato per ottenere maggiore potenza e/o tensione, occorre valutare bene i componenti.
Se aumenta la tensione di uscita, sarà necessario che siano adeguate le
tensioni lavoro del MOSFET e del diodo, con un margine di sicurezza non piccolo,
almeno del 50% sui valori nominali, dato che possono essere presenti spike
brevi, ma di valore elevato..
Anche gli elettrolitici devono avere un margine adeguato della tensione di
lavoro. Ad esempio, con una uscita di 40V, il minimo sarà usare elementi in
uscita da 63V, meglio 80V. Anche gli elementi di ingresso, se usati in
automotive, saranno da 35Vl, meglio 63V: la tensione su un veicolo può avere
variazioni e picchi non indifferenti. L'interposizione di un fusibile tra
batteria e alimentatore è indispensabile per la sicurezza.
Se la corrente di uscita sale, occorre aumentare il valore della capacità, e,
in particolare, utilizzare condensatori con corrente di picco adeguata. Così
pure la bobina richiederà un nucleo che non si trovi ad essere saturato.
Sarà anche necessario variare la R3 per una corrente ottimale nel sistema
commutatore/bobina.
Il consiglio è quello di affrontare un aumento di prestazioni solo se avete le
idee ben chiare.
Qualcosa da sapere sullo step-up.
Caratteristica essenziale di uno step up (o boost) è quella di ricevere una tensione
all'ingresso e rendere all'uscita una tensione superiore. Da qui il nome di
step-up (un gradino in su) o boost (aumento, incremento).
Dovrebbe essere ben compreso che questo circuito:
- NON amplifica la potenza, ovvero non può rendere all'uscita una potenza
maggiore di quella assorbita.
-
la tensione di uscita dello step-up è sempre maggiore di
quella di ingresso.
Non è possibile ottenere dallo step up una tensione
di uscita minore di quella in ingresso.Se all'uscita ci serve una tensione minore di quella in ingresso si dovrà ricorrere
alla configurazione step down o buck
Se all'uscita serve una tensione che sia più bassa o più alta di quella di
ingresso va realizzata una configurazione SEPIC.
-
lo step up lavorerà meglio quanto minore sarà la
differenza tra tensione di ingresso e tensione di uscita perchè si ridurrà
la corrente assorbita, che deve essere supportata dall'induttanza e dal
transistor di switch, con le relative perdite, ma, comunque, occorrerà un
minimo margine di differenza tra i due valori per una regolazione efficiente;
ad esempio, la tensione di ingresso dovrà essere superiore a quella di
uscita almeno di 2V in modo da mantenere attiva la regolazione.
Il nome boost o booster può trarre in inganno in quanto può essere usato
anche per amplificatori di potenza, ma non è questo il senso in cui è inteso per i convertitori
di tensione step-up, dove l'incremento riguarda la tensione e non la
potenza.
Quindi, uno step up rende una tensione maggiore di quella in ingresso a pari
potenza (a meno del suo rendimento).
Ovvero, se all'uscita richiedo 24V con 2A
P= V * I = 24 * 2 = 48W
applicando all'ingresso 12V, sarà assorbita una corrente teorica di almeno 4A.
Se il rendimento è del 90%, la corrente assorbita sarà 4,4A
circa.
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