Analisi di un modulo SEPIC di produzione cinese.
SEPIC: step up e step down assieme...
SEPIC è l'acronimo di "single ended primary inductor
converter". Si tratta di un convertitore DC-DC che consente di avere alla sua uscita una tensione maggiore, uguale o minore di quella in
ingresso.
Viene derivato essenzialmente dallo schema base di un boost:
Viene aggiunta una seconda bobina, accoppiata capacitivamente; la tensione di uscita
è controllata dal duty cycle del transistor switch.
Senza fare una lezione sul funzionamento dei converter SEPIC, possiamo dire
che, fondamentalmente, questa configurazione ha il vantaggio di avere l'uscita
con la stessa polarità della tensione di ingresso e di poter fornire una
tensione di uscita maggiore o minore di quella di ingresso.
Inoltre, se nel buck converter disabilitando
lo switch si ha sull'uscita la tensione di ingresso, nel SEPIC, quando l'interruttore è spento,
l'uscita è 0 volt (a causa dell'isolamento in corrente continua fornito dal condensatore in serie).
Lo schema SEPIC è utile dove si debba ricavare una tensione costante da una
sorgente il cui valore può variare sia sopra che sotto quello della tensione di
uscita. Un esempio può essere quello di una alimentazione che richieda 12V
precisi derivata da una batteria al piombo che varia da 14.2V a piena carica a
11.8V o meno in scarica.
Oppure per ottenere 3.3V da una batteria al Litio che passa da 4.2V a 3V.
Se non si deve realizzare un prodotto specifico, da un punto di vista
economico una realizzazione ad hoc non è particolarmente conveniente. Meglio
verificare prima cosa offre il mercato, partendo dai moduletti cinesi.
Ed i cinesi non solo producono moduli, ma producono anche semiconduttori. E'
il caso dell'integrato XL6009
di XlSemi, Sunrom, Kylinchip ed altri.
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Si tratta di un pilota per DC-DC simile a LM2577, adatto a lavorare come boost, come
buick, SEPIC e inverter a 400kHz.
Il costruttore dichiara una tensione di ingresso tra 5 e 32V con lo
switch integrato che può gestire fino a 4A.
Il package è un TO263 a 5 pin, adatto al montaggio superficiale, ma con
una aletta per lo scambio termico.
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Le dimensioni discrete del package fanno supporre che sia possibile trattare
una certa potenza, mentre il range di ingresso consente di usarlo in varie
situazioni.
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L'application come boost è tipica per questo genere di
integrati e prevede l'aggiunta esterna della bobina e del diodo,
oltre ai condensatori, mentre switch è integrato.
Il pin EN disabilita il chip se collegato a massa.
I valori nello schema sono per un ingresso tra 12 e 16V
con una uscita a 18.5V - 2.5A.
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La tensione di uscita è regolata dalla formula: Vout = 1.25 * (1+
R2/R1) ovvero la tensione di riferimento interna è 1.25V.
Questo integrato esiste come base di un modulo SEPIC abbastanza facile da
trovare e di costo molto contenuto (meno di 3$ per un pezzo singolo), in genere identificato come DSN6000AUD.
I costruttori dichiarano le specifiche, che, mediamente, ricalcano i
dati seguenti:
Input Range : 3.8V~32V
Output Range : 1.25V~35V
Output Current: Max. 3A; No-load 18mA
anche se è possibile trovare diverse informazioni (ad esempio su eBay):
Input voltage :4.2-32V
Output voltage :5-52V
Maximum input current:4A
Transfer efficiency:94%
Output ripple :50mV
Operating temperature:-40C~+85C
Evidenziamo in rosso i dati fasulli, che saranno confutati dai test.
Lo schema elettrico ovviamente non è disponibile, come non lo è alcuna documentazione del modulo, ma questo è un aspetto noto dei prodotti cinesi: a
fronte di un costo irrisorio c'è l'assoluta mancanza di qualsiasi informazione tecnica,
sia pure minima.
Comunque lo schema è il seguente:
Questa è la disposizione dei componenti:
Avendo una ampia esperienza di prodotti cinesi low cost, la prima cosa da
fare è dare una occhiata generale al modulo.
Il modulo è, come solito, molto compatto ( 27,7x47,7 mm, con uno spessore di
13,8mm), il che lascia poco spazio per aree di raffreddamento dei componenti
SMD.
Un punto discutibile è costituito dai fori di collegamento degli ingressi e
uscite, nei quali è possibile inserire al massimo un in cavetto da 1mm di
diametro, non molto se devono passare 3A. Anche le piazzole relative sono
piuttosto piccole; sono più adatte per inserire dei pin a spillo per fissare il
modulo su un altro PCB o su una breadboard.
Da un primo sguardo si può notare che le bobine L1-L3 sono
massicce e probabilmente ben dimensionate; sono del tipo schermato, che, vista
la vicinanza, è indispensabile per evitare mutua induzione.
Per i condensatori SMD non è immediata una valutazione a vista, dato che non dispongono di sigla che ne permetta la chiara identificazione;
le dimensioni, però, non sono minime e fanno pensare almeno ad elementi da
15-22uF a 35V; per valutarli correttamente occorrerà una misura. Peraltro, il
C2 è abbastanza un elemento chiave, dato che da esso deve
passare la corrente in uscita.
Anche il condensatore in uscita C6 è SMD e si dovrebbe supporre che il rumore in
uscita sia limitato, vista anche la presenza di C5 e dell'induttanza in serie
L2: il SEPIC è un circuito piuttosto rumoroso e un filtro in uscita è una
buona soluzione.
La componente resistiva degli induttori e dei condensatori (ESR) influenzano l'efficienza e la
quantità di ripple sulla tensione d'uscita. Impiegando bobine con bassa resistenza,
si riduce l'energia dissipata in calore e si migliora l'efficienza, mentre
l'impiego di condensatori con bassa resistenza serie, definiti solitamente low
ESR, è indispensabile per ridurre al minimo il ripple e la generazione di
calore in C2, dove passa la corrente in uscita.
Per contro, mentre C1 è identificato come 100uF/50V, C5 è identificato in
chiaro solo come 220uF.
Si può pensare che C1 con 50V sia anche abbondante come condensatore di
ingresso, dato che la massima tensione applicabile è 32V, ma C5 deve essere da
almeno 50V, se si vuole ottenere 50V in uscita. Questo non pare
possibile perchè un 220uF/50V ha, per tutti i costruttori, diametro 10mm,
mentre quello installato è da 8mm, il che lo classifica al meglio come un 35V;
di conseguenza, la tensione in uscita non potrà superare i 35V. L'indicazione
52V che appare in alcune inserzioni è
particolarmente "allegra" fornite dai cinesi.
A questo proposito, vediamo altri
particolari rilevabili prima di fare prove di funzionamento:
- un primo punto è il range della tensione di ingresso: 3.8-32V mentre il
costruttore del chip dichiara ripetutamente 5-32V. Questo vuol dire,
ad esempio, che il modulo non è adatto per lavorare con un elemento al
Litio.
- un secondo problema è il D2: si tratta di un SS34 che ha come maximum
rating 3A. Se si presume di estrarre 3A dal circuito, il diodo è sotto
dimensionato e questa corrente tenderà a sovra riscaldare il diodo.
Ne è conferma l'application dove D2, per una uscita di 2.5A è un 1N5824,
da 5A ed è in packge diverso, in grado di smaltire meglio il
calore.
Le caratteristiche del diodo sono fondamentali per l'affidabilità e l'efficienza del
SEPIC: D2 deve essere quanto più veloce possibile per non generare spikes ai capi degli induttori, cosa che può
degenerare in guasti sia al modulo che al carico.
- Particolarmente "allegre", poi, sono quelle informazioni
"tecniche" dove si dichiarano 4A in uscita: 4A c'è nel foglio
dati, ma è la massima corrente dello switch integrato, cosa ben diversa
dalla massima corrente ottenibile in uscita.
- Bizzarra è anche l'applicazione di un altro SS34 (D1) come
protezione dall'inversione di polarità di alimentazione del modulo.
SIcuramente mette in cortocircuito la fonte di alimentazione se applicata al
contrario al modulo, ma richiede la presenza di un fusibile esterno per
avere senso pratico.
- un terzo punto è l'area di raffreddamento di IC1, che, date le piccole
dimensioni del modulo, non è certamente ampia.
|
Si nota che tutta la faccia opposta ai componenti è un piano di massa
e sono presenti molte forature per collegare questo piano, che funge
anche da dissipatore, al corpo dei componenti saldati sul lato opposto.
Per l'integrato i vias sono particolarmente fitti (35 fori), ma
esso ha l'aletta metallica collegata al pin SW e quindi la sua area di
dissipazione deve essere separata dalla massa (rettangolo evidenziato in
rosso) riducendone la
superficie, che, peraltro, è ricoperta dal solder resist blu, che è
comunque un conduttore termico non eccezionale. |
In effetti, alcuni rari inserzionisti offrono un dissipatore da fissare sul chip
con un bi adesivo termo conduttivo.
Vediamo nelle prove come si comporta il modulo.
I test.
Trattandosi di un alimentatore switch mode è indispensabile
affiancare un oscilloscopio al carico elettronico.
Non pare previsto un funzionamento a vuoto, dato che i dati forniti parlano,
anche se non chiaramente, di un 18mA minimo. In ogni caso, provando qualsiasi
circuito switch mode, un carico minimo va sempre inserito per evitare
instabilità: nelle prove abbiamo collegato un LED con un assorbimento di 30mA a
18V.
Gli oscillogrammi:
|
|
Vin 12V Vout 15V 100mA
rumore <50mV |
Vin 15V Vout 12V carico 2A
rumore <200mV |
Con una corrente elevata il ripple è abbastanza alto, ma
accettabile.
La tensione di uscita si regola con una buona precisione tra
1.25 e ben oltre 35V con il trimmer mutigiri, ma va da se che oltre la tensione di lavoro dei condensatori
(35V) non ha senso andare.
I risultati di alcune prove:
Vin
V |
Vout
V |
Iout
mA |
Iin
mA |
% |
|
Vin
V |
Vout
V |
Iout
mA |
Iin
mA |
% |
12 |
15 |
1000 |
1505 |
83 |
5 |
45 |
100 |
1200 |
75 |
18 |
15 |
1000 |
998 |
93 |
5 |
3.3 |
100 |
92 |
71 |
10 |
15 |
1000 |
1843 |
81 |
5 |
3.3 |
1000 |
448 |
67 |
10 |
15 |
500 |
886 |
84 |
5 |
3.3 |
2000 |
728 |
55 |
5 |
15 |
500 |
1987 |
75 |
12 |
15 |
100 |
161 |
77 |
5 |
35 |
100 |
899 |
77 |
18 |
15 |
1000 |
970 |
86 |
E' stat fatta una misura anche oltre la tensione dei
condensatori, a 45V che, per pochi secondi, non ha creato alcun danno; però in
queste condizioni di elevata differenza tra Vin e Vout il rendimento cala
sensibilmente.
Per quanto riguarda la stabilità della tensione impostata, si mantiene entro il
-2% al carico massimo provato.
Purtroppo l'integrato riscalda significativamente a
seconda della corrente in ingresso:
Iin |
Temperatura |
Situazione |
600mA |
oltre 45°C |
accettabile |
1200mA |
oltre 60°C |
critica |
2500mA |
oltre 75°C |
inaccettabile |
Le temperature sono misurate sul package dopo pochi
secondi dall'applicazione del carico.
Inoltre, per correnti in uscita oltre gli 1.5A anche il diodo D2
riscalda sensibilmente: SS34
è indicato per un absolute maximum rating di 3A e, dato
che è un piccolo DO214 e non dispone di una specifica area di raffreddamento
sullo stampato, la possibilità di arrivare alla fusione del silicio sono tante.
Con questo, non c'è senso nel fare ulteriori prove:
Se non si provvede ad aggiungere un dissipatore all'integrato e a sostituire il
D2 con uno differente, il limite massimo di impiego sicuro è attorno
all'ampere.
E' possibile fissare un dissipatore sull'integrato con un
adesivo termoconduttivo, ma lo spazio ridotto non permette profili se non molto
limitati, a
meno di uscire fortemente dalla sagoma del modulo. Il package TO263 è
progettato per dissipare il calore sulla superficie dello stampato ed un
radiatore aggiuntivo è una forzatura.
Peraltro, aggiungere un sistema di raffreddamento al diodo D2 è impensabile.
In questa
fase è già possibile trarre conclusioni intermedie:
- la tensione di uscita è sufficientemente stabile ed è ben
regolabile con il trimmer multigiri, fino a che il
modulo funziona in una area di sicurezza sia elettrica che termica.
- il convertitore si è sempre mostrato stabile con qualsiasi combinazione
di tensione di uscita e di ingresso entro i 5-32V
- produce un rumore elettrico accettabile, sopratutto a basso carico.
Aspetti negativi:
- come ci si poteva aspettare, i 3A in uscita non sono praticamente
ottenibili. In particolare, il modulo funziona bene per correnti di inferiori a 1.4A: oltre,
il riscaldamento dei semiconduttori è inaccettabile.
In particolare, se si può aggiungere un dissipatore all'integrato, è
difficile farlo con D2, che ha proprio 3A di massima corrente possibile. L'area di funzionamento sicuro si trova entro 1000mA di corrente in
ingresso o in uscita.
- il
convertitore è fortemente instabile al di sotto dei 3.8-4V di ingresso. In
queste condizioni basta poco a portare l'integrato fuori controllo e ad
ottenere tensioni di uscita casuali, fortemente disturbate e anche molto
superiori a quando fissato col trimmer, col rischio di distruggere il carico.
Dunque, come specifica il costruttore del chip, la tensione minima per un
funzionamento sicuro dovrà essere 5V e non di meno.
- col riscaldamento la tensione impostata con il
trimmer tende a diminuire.
- tensioni di uscita oltre i 35V NON sono possibili: ruotando il
trimmer si arriva anche a 52V, ma i condensatori sono da 35V e il D2 da
40V...
Modifche?
L'idea di modificare il modulo per migliorarlo può essere
attraente, ma si scontra con la difficoltà di operare su un circuito SMD così
compatto. Inoltre, ne vale la pena? Può essere più conveniente acquistarne uno
diverso?
Vediamo, comunque, alcune possibilità ragionevoli.
Per curiosità sono stati smontati C2 e C6: sono risultati da
16/17uF con una ESR un po' alta. Per prova sono stati sostituiti con dei
18uF/35V Kemet, mentre C5 è stato sostituito con un Panasonic.
I risultati non sono eccezionali: c'è stato certamente un leggero
miglioramento del rendimento ed una minima riduzione del rumore, ma non tali da
consigliare la modifica.
Invece, applicare un dissipatore all'integrato è possibile: nella foto
vediamo un modulo con un piccolo dissipatore per SMD fissato con adesivo termo
conduttivo (epossidica bi componente Arctic Silver), che non esce dalla sagoma
laterale del modulo.
Inoltre è stato tolto lo strato di vernice blu sull'area di dissipazione
dell'integrato per aumentare lo scambio termico con l'atmosfera. Per proteggere
il rame dall'ossidazione la superficie è stata stagnata (compound per saldature
SMD e pistola termica, operazione che si consiglia solo a chi ha mano in questo
genere di lavori, onde evitare il distacco dei componenti sull'altro lato).
Si ottiene un miglioramento della corrente
massima trattabile, cosa che può essere utile.
Vin |
Vout |
Iin |
Iout |
Tic |
W |
5V |
12V |
2000mA |
620mA |
50°C |
7.4 |
12V |
5V |
525mA |
1A |
39°C |
4.9 |
12V |
5V |
1117mA |
2A |
45°C |
9,7 |
Con a 2A di corrente in ingresso la temperatura dell'aletta è
alta, ma all'interno di un minimo margine di sicurezza (per temperatura ambiente
20°C). In modo step up, a pari potenza, è alta la corrente in ingresso e bassa
quella in uscita, per cui il diodo D2 non si scalda pericolosamente.
In modo step down la corrente in ingresso è bassa e non crea problemi
all'integrato alettato. Però, è alta quella di uscita: a 2A il diodo D2
supera gli 80°C dopo meno di 1 minuto. Decisamente troppo.
Quindi, la modifica successiva è stata quella di sostituire
l'SS34 con il suo piccolo package, con qualcosa in grado di dissipare meglio il
calore. Erano disponibili degli 1N5822, che sono comunque da 3A, ma in un
contenitore con una superficie molto maggiore di quella del SS34.
|
Il diodo è saldato in verticale sulle piazzole del componente SMD e
risulta comunque meno alto del dissipatore.
Nelle condizioni seguenti il diodo scalda in modo più che
accettabile, mentre migliora il rendimento.
Vin |
Vout |
Iin |
Iout |
Tic |
W |
12V |
5V |
1024mA |
2A |
40°C |
9,7 |
|
La modifica relativa al dissipatore richiede poco lavoro
e nessuna operazione di saldatura/dissaldatura, mentre per D2 si deve dissaldare
il componente SMD e saldare il diodo sostitutivo.
In ogni caso, le modifiche possono essere consigliate se
volete spremere il massimo dal modulo.
Dispiace, come al solito, trovare una così bassa
professionalità nei costruttori cinesi: sarebbe bastato ben poco al progettista
per inserire queste modifiche senza fatica ed ottenere un prodotto decente.
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XL6009 è disponibile anche in un modulo con la sola funzione di
step up per cui è dichiarata una tensione minima di ingresso di 3.8V,
che è al limite dell'instabilità e comunque impedisce un funzionamento
a partire da una cella al litio.
Per questo modulo appare spesso l'indicazione:
rated
current is 2.5A, maximum 3A (Additional heatsink is required)
ma anche 2.5A hanno portato il chip a temperature proibitive. Qui,
tra l'altro, applicare un dissipatore efficace non è semplice, dato lo
spazio assai limitato. |
Si potrebbe pensare di fissare il dissipatore sul lato opposto a quello dei
componenti: nonostante la vernice blu e lo spessore del circuito stampato, i
vias possono costituire un passaggio ragionevole per il calore. Il problema è
che si aumenta sensibilmente lo spessore del modulo. Per ridurre lo spesso c'è
da aumentare la superficie ed occorre curare che il metallo del dissipatore non
vada a cortocircuitare i punti non isolati, il che può richiedere lavoro
meccanico che non pare sensato spendere.
Conclusioni.
E' un modulo che ha un prezzo abbastanza basso, che dichiara
prestazioni notevoli e che, quindi, è diffuso.
Si tratta, però, del solito esempio di realizzazione al risparmio e vendita
"allegra" cinese, che dichiara prestazioni non ottenibili in alcun modo.
E' evidente che i moduli cinesi non sono progettati tanto per essere funzionali,
quanto per essere "piccoli" e sopratutto economici e questo, assieme all'uso di componenti
non particolarmente brillanti (e piuttosto sotto dimensionati) contrasta con la possibilità di
gestire le elevate specifiche che poi sono dichiarate dai venditori. Comunque,
volendo applicare qualche semplice modifica, si riesce a ottenere ben più di
quanto si avrebbe dalla scheda così come è venduta: senza modifiche c'è da
aspettarsi una corrente massima non oltre 1-1.5A; con le modifiche indicate si
arriva a 1.5-2A.
Ovviamente 3-4A non sono gestibili dai componenti e tanto meno ci si
deve avventurare in tensioni di uscita oltre i 35V. E neppure aspettarsi che
funzioni correttamente sotto i 5V.
E, in effetti, forse il suo limite maggiore è quello di non poter essere usato con
una cella al litio, condizione spesso presente in molte applicazioni.
Nonostante i punti negativi sopra citati, è da considerare comunque un
acquisto non sbagliato se si intende usarlo nei suoi limiti reali. Il
rumore elettrico in uscita è presente, ma non in modo eccessivo e il sistema è
stabile.
Il suo aspetto migliore è quello di essere un SEPIC, ovvero di accettare
qualsiasi combinazione ingresso-uscita all'interno del sue possibilità, il
che lo rende un jolly che potrebbe essere utile avere nel cassetto per impieghi
su batterie di veicoli, solare fotovoltaico, energia eolica e altre applicazioni dove la
tensione di ingresso varia attorno a quella voluta in uscita.
Se, però, si necessita di tensioni minime da singola cella o si ha
bisogno di correnti maggiori di 1,5-2A, è decisamente meglio rivolgersi ad altri prodotti.
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