La tensione di riferimento
nella conversione AD
|
I riferimenti di tensione.
Nei convertitori ADC, la tensione di riferimento ha una importanza
rilevante, molto più di quanto valutino troppi
utilizzatori.
Un riferimento di tensione è un dispositivo elettronico
che produce una tensione costante, fissa e indipendente dal carico applicato, dalle variazioni
dell'alimentazione, da cambiamenti di temperatura e costante nel tempo. |
Per lungo tempo i riferimenti di tensione nei laboratori
sono stati forniti da celle elettrochimiche.
|
Molto nota la Pila di Weston, elemento standard di riferimento ideata
nel 1893. Questa cella fornisce una tensione fissa di 1,01865 V at 20°C. Attualmente i riferimenti di tensione elettrochimici sono ancora in
uso in laboratori di Fisica, Elettrologia, Chimica. Nel campo dell'
elettronica, quasi interamente a stato solido, è evidente che un simile
genere di dispositivi non trova spazio nelle realizzazioni pratiche,
anche se moltissime applicazioni richiedono dei
riferimenti di tensione più o meno precisi. Questo, non solo nelle misure vere
e proprie, ma anche nei sistemi di controllo che devono
trattare grandezze come calore, forza, tensione, corrente; e
anche in sistemi di conversione di energia, alimentazione, ricarica
batterie, e, più in generale, in sistemi che comprendono convertitori
analogico-digitali e digitale-analogici. |
Sono le esigenze dell' applicazione che determinano le specifiche del riferimento:
un regolatore per un alimentatore può sopportare anche variazioni di qualche % del valore nominale; standard di tensione
da laboratorio e sistemi di
misura hanno precisioni e stabilità valutabili in poche parti per milione (abbreviato
in ppm,
dove 1 ppm = 0,0001%).
|
Nei microcontroller embedded è comune la presenza di un
modulo ADC, solitamente del genere ad approssimazioni successive (SAR).
E sappiamo che una conversione analogico-digitale SAR avviene con l'
impiego di un comparatore che ha come ingresso da un lato la tensione da
convertire e dall' altro una tensione di riferimento Vref.
Come utilizziamo un righello graduato in millimetri per misurare la
lunghezza di un segmento, così impieghiamo la tensione di riferimento
per valutare il valore della tensione di ingresso Vin .
E' facile comprendere che, dalla precisione del
riferimento dipenderà la correttezza della misura.
|
Quindi, in generale, in una conversione ADC,
la tensione di
riferimento è la tensione con cui viene comparata la tensione da
convertire |
In altri termini, in un ADC SAR la funzione di trasferimento è riassumibile con la seguente espressione:
Digital_out = Vin 2N
/ Vref
dove Vin è la tensione da convertire, Vref è la tensione di
riferimento e 2N è la risoluzione in bit dell' ADC.
Semplificando, possiamo dire che la risoluzione di uno
step del convertitore, ovvero il valore attribuito ad 1 bit del risultato
digitale della conversione vale:
valore di uno step = Vref
/ risoluzione |
dove risoluzione = 2N,
ovvero al numero di bit in cui è codificato il risultato
digitale della conversione.
Dunque, è facile comprendere che, essendo fissa
la risoluzione,
il risultato
della conversione dipende dal valore della tensione di riferimento del comparatore.
|
E, a mano a mano che si
desidera ottenere una maggiore risoluzione, il valore di uno step diventerà
molto piccolo: occorrerà allora un corrispondente aumento della qualità della tensione di
riferimento.
Se il campo di misura è 5 V e la risoluzione è 256 step, ogni bit vale 10 /
256 = 19 mV circa; una variazione del riferimento di 9 mV durante la misura
influirà in modo poco significativo.
Se però portiamo la risoluzione a 4096 step, ogni bit vale 5 / 4096 = 1.22 mV:
la variazione di 9 mV nel riferimento sarà intollerabile, in quanto porterà ad
un errore di almeno 4 bit nella conversione. Dunque sarà inutile utilizzare un
ADC con risoluzione di 12 bit (212 = 4096) se poi questa risoluzione
non verrà sfruttata in modo corretto.
Con qualità della tensione di riferimento intendiamo
in primo uogo la stabilità a breve e lungo termine e poi anche la
precisione.
Se questo aspetto della conversione AD non viene sufficientemente
curato, per elevate risoluzioni l' errore della sorgente di
riferimento può trovarsi ad essere molte volte maggiore di quello proprio del
convertitore, particolarmente in relazione con la temperatura e alle variazioni
della tensione di
alimentazione. Questo accade principalmente nelle circuiterie di
costo limitato, dove la parte digitale sembra la prevalere, come è il caso dei
microcontroller.
Perchè stabilità nel tempo e in relazione alle
condizioni ambientali e di alimentazione?
Semplicemente perchè, col valore della tensione
di riferimento, cambia la corrispondenza tra bit e tensione misurata.
Se,
passando la temperatura ambiente da 20 °C ai 35 °C o più dell' estate, la tensione
di riferimento varia di una certa percentuale, altrettanto varierà il valore
di ogni bit convertito. Per maggior chiarezza, con un altro esempio, è come se avessimo un righello
in cui le divisioni in millimetri sono 1 mm a 20 °C, ma diventano 1,5 mm o
0,8 mm a 35 °C: la lunghezza misurata diventerà priva di significato tanto
minore sarà la qualità del riferimento.
Quindi occorre tenere sempre presente che
nella conversione AD la base del funzionamento è sempre una comparazione
sulla tensione in ingresso.
|
E questa comparazione è effettuata con la tensione di riferimento: se essa
non ha una qualità sufficiente,
l' uscita digitale del convertitore sarà affetta da un errore che può arrivare
a rendere inutile una consistente parte dei bit meno significativi del risultato.
Quindi, chi
vuole
misurare
con esattezza,
che deve
provvedere
ad
una
tensione
di
riferimento
adeguatamente stabile.
Sostanzialmente questo comporta due problemi:
- la precisione del valore del riferimento
- la stabilità in funzione della temperatura, della tensione di
alimentazione e del tempo
La precisione del valore della tensione di riferimento determina la
precisione di ogni step della conversione. A prima vista parrebbe che questa sia
la condizione principale, ma in pratica non lo è.
Infatti, di per sè, il valore assoluto del
riferimento non è un elemento limitante, ovvero avere un riferimento a
1,0000 V o a 1.0240 V oppure a 0,9980 V è indifferente.
Questa affermazione parrebbe azzardata, ma se ci pensiamo
bene, non è così.
Il valore di ogni bit del risultato della
conversione è pari a:
valore di uno step = Vref / risoluzione
ovvero si tratta una funzione ben determinata. Calcolandola, si potrà definire il valore di
ogni bit e questo sarà stabile per quel determinato valore di Vref. Qualunque
sia questo valore, con opportuni calcoli
sul risultato della conversione, si potrà ottenere il valore richiesto dall'
applicazione.
Ad esempio, in funzione della tensione di riferimento, per una conversione a 10
bit abbiamo che:
tensione di riferimento |
valore dello step (1 bit) |
2.048 V |
2 mV |
2.500 V |
2.44 mV |
2.560 V |
2.5 mV |
2.570 V |
2.509 mV |
Se il valore della tensione di riferimento è STABILE nel tempo, con la
temperatura e le variazioni dell' alimentazione, in funzione dal suo valore
assoluto ogni bit del risultato della conversione avrà un preciso e determinato
valore. E, sapendo quale è il valore del riferimento, potrò sempre
avere la certezza del valore di un singolo bit del risultato della
conversione.
Certamente sarà più comodo per i calcoli successivi disporre di numeri
interi (quindi, nella tabella in esempio, sarà più pratico un riferimento a
2.56 V o 2.048 V piuttosto che a 2.5 V oppure 2.57 V), ma anche negli altri casi non ci saranno problemi nel maneggiare il
risultato; occorrerà solamente una matematica più complessa. Quindi,
In ogni caso la Vref è accettabile se ne conosciamo il valore
|
Ma attenzione:
Questoè valido solo se il valore di Vref
è costante.
|
Se il valore varia
con il variare della temperatura o della tensione di alimentazione la precisione
della misura andrà perduta al di fuori di un limitatissimo range di temperature
di funzionamento e di variazioni della tensione di alimentazione.
Con l' esempio precedente, se misuriamo una lunghezza con un righello
molto preciso, altrettanto precisa sarà la misura; se il righello è poco
preciso, ma sappiamo quale è il suo errore, possiamo avere comunque una misura
precisa, correggendo l' errore con un opportuno calcolo.
Ma se il righello ora ha una lunghezza, ora un'altra, a seconda della
temperatura dell' ambiente o dell' umidità o della lunghezza che misuriamo, non
c'è più alcuna certezza della misura che stiamo facendo.
Così, la tensione di riferimento deve avere essenzialmente qualità di
stabilità e costanza nel tempo e nelle varie condizioni di impiego, in modo da
fornire una base sicura per la conversione analogico-digitale.
Certamente un riferimento di tensione ideale dovrebbe avere una elevata precisione
iniziale e mantenerla indipendentemente dai cambiamenti nella corrente
di carico, temperatura e tempo. Nella realtà il progettista deve fare
compromessi: accuratezza della tensione, deriva di temperatura, di tensione e corrente di riposo o dissipazione di potenza, stabilità, rumore,
bilanciando il tutto con il costo, le specifiche del progetto e le possibilità di
reperimento dei componenti.
Quindi, se va evitato assolutamente una trascuratezza nel definire la tensione
di riferimento, va anche evitato di attribuire al riferimento qualità
eccessive rispetto all' applicazione.
Con l'esempio della misura di lunghezza, un sarto non ha bisogno del
micrometro, ma il meccanico di precisione non sa che farsene del metro a
nastro.
Fortunatamente il mercato, data l' importanza di questo ambito, mette a
disposizione un gran numero di componenti specifici per la realizzazione di
riferimenti di tensione, con una vasta gamma di valori, specifiche e costi.
|