Alcuni cenni precisazioni su
questi oggetti così comuni e così poco conosciuti.
Introduzione.
Questo articolo, tratto da una serie
di pagine scritte tempo fa (e, purtroppo, reperibili qua e là scopiazzate
senza pudore...) per il sito Elma.it non vuole essere una descrizione esaustiva, ma soltanto una
introduzione all' argomento, per precisare alcuni punti che raramente sono
chiari a tutti.
Le ventole PC.
Per
iniziare, possiamo dire che le ventole presenti in quantità nei personal
computer (da quella sul processore e sulla GPU a quelle per la circolazione
dell' aria nello chassis) sono una versione di motore senza spazzole (BLDC -
Brush Less DC motor), del tutto particolare ed estremamente essenziale.
Per avere le idee chiare occorre
aggiungere alcune informazioni.
All' atto della progettazione del
personal computer, sono stati individuati alcuni punti fondamentali:
- il PC è una macchina elettrica
prevista per uso "personale", anche da parte di utenti non
specializzati, e quindi è soggetto a normative di sicurezza stringenti;
all' interno tutte le tensioni sono di valore molto basso (al massimo una
ventina di volt, come nei caricatori dei notebook)
- nel PC sono disponibili quindi
correnti continue a bassa tensione; in passato la logica era
essenzialmente TTL (che funziona a 5V) e in particolare il 12V era stato
introdotto per l' alimentazione di motori (dischi, DVD, CD, floppy,
nastri, ecc).
- i motori in continua sono principalmente motori a collettore; però, i motori a collettore
sono:
- rumorosi elettricamente; la commutazione del collettore produce rumore
elettrico su una gamma molto ampia di frequenza ed a livelli tanto
maggiori quanto maggiore è il consumo delle spazzole o del collettore
stesso. Questo è poco gradito ai sensibili circuiti digitali dei
processori.
- hanno dimensioni minime, ma non piccolissime.
- Inoltre sono costosi da realizzare in modo decente ed hanno una vita
limitata a causa del consumo di collettore/spazzole.
- le potenze in gioco per portare in
rotazione una piccola ventola sono minime
- ultimo, ma fondamentale: il tutto
deve costare quasi niente
Ne derivano le seguenti conseguenze:
- le ventole devono avere motori a
bassa tensione in cc
- tipicamente 12V
- senza collettore
- miniaturizzabili al massimo
- di costo infimo e riproducibili in
massa senza richiedere tecnologie sofisticate
Queste considerazioni hanno portato
alla realizzazioni delle ventole attuali, che rispondono pienamente alle
richieste sopra esposte.
Cosa c'è nella
ventola.
Prima di guardare cosa c'è nella
ventola è utile fare ancora una considerazione: il motore a campo rotante di
Galileo Ferraris rappresenta la forma più semplice di motore e funziona in
corrente alternata.
E' costituito da due avvolgimenti posti a 90 gradi, alimentati da due tensioni
alternate sfasate di 90 gradi. Esse generano sui poli un campo magnetico
variabile in modo continuo da un massimo positivo ad uno negativo, seguendo la
variazione sinusoidale della corrente alternata che li alimenta (ed in effetti
sappiamo che la sinusoide è proprio generata da un punto su una circonferenza
che ruota a velocità costante ed è, quindi, è la forma "migliore"
di alimentazione per generare il campo rotante). Il flusso magnetico su una
coppia polare aumenta ad un massimo e poi scende allo zero e si inverte in
modo continuo, mentre quella dell' altra coppia polare fa lo stesso; ovvero il
campo magnetico ruota in modo uniforme, sempre alimentato e quindi in grado di
convertire costantemente energia in movimento del rotore.
Però, ottenere una corrente
alternata sinusoidale non è per niente immediato nel campo dei
semiconduttori, che lavorano in cc e dove è molto più semplice gestire una
funzione ON/OFF piuttosto che una variazione lineare (o sinusoidale).
Ma la variazione del campo magnetico
trascina in movimento il rotore anche se, invece di alimentare le bobine con
una corrente variabile, le alimentiamo con una corrente impulsiva: basta
solamente mantenere un sincronismo tra gli impulsi di alimentazione alle
bobine e la rotazione del magnete permanente che costituisce il rotore.
E' il principio su cui si basano i motori BLDC.
Possiamo immaginare un esempio con un circolo di persone che si passano una
palla al volo: uno la lancia, il successivo la riceve e la rilancia a quello
dopo e così via. La palla gira nel circolo se ognuno, al giusto momento, la
raccoglie e la rilancia. Così il magnete permanente viene trascinato verso un
polo dell' avvolgimento di statore dall' apparire di una giusta polarità,
dopo di che questa passa al polo successivo, inseguita dal rotore e così via.
Questa funzione di "far ruotare
il campo magnetico" è ottenuta nelle ventole PC con una semplicissima
struttura elettronica. Ed altrettanto semplice è quella meccanica.
Ecco una ventola tipica smontata nei
suoi componenti principali. Si tratta di poche parti in plastica stampata.
A - La carcassa della ventola
, al centro della quale é montato lo statore C ; si nota anche il cavo
bipolare dell' alimentazione ed il piccolo connettore a due poli
B - la girante (in questo caso a 7 pale) con al centro l'albero e l'anello
del magnete permanente montato sulla periferia
C - il nucleo fisso del motore
(statore) con il circuito elettronico di controllo, realizzato su un piccolo
circuito stampato rotondo, è stato smontato dalla carcassa. Si notano bene i
4 avvolgimenti realizzati con filo di rame smaltato rosso
D - anello del magnete permanente smontato dalla girante
E - tappo in materiale plastico che protegge dalla polvere il
terminale dell'albero del motore
Il principio costruttivo è semplice,
anzi, spartano, ma non più che tanto semplicistico, visto che il loro lavoro
lo fanno bene.
Una nota: per seguire la descrizione,
ci sono nel testo alcune foto, ma non più che tanto, per cui potrebbe essere
veramente utile prendere in mano una vecchia ventola e provare a smontarla.
Come dice il saggio cinese: "Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se
faccio capisco".
O my God, l' ha aperta...
Ovvero, smontiamo la ventola !
Molti avranno nel cassetto una ventola da PC usata che non è ancora stata
buttata via, in prospettiva di un qualche futuro utilizzo. Possiamo ora
sacrificarla all' altare della scienza.
In generale, con un po' di abilità manuale, la ventola smontata può essere
rimontata e funzionare alla perfezione, ma non è detto che sia possibile con
tutti i modelli. In alcuni, infatti, il sistema di fissaggio dell' albero di
rotazione è ben fatto e costituito da una anello Seeger, in altri, most
economic, è una rondella plastica, che in alcuni formati si danneggiano allo
smontaggio.
D'altro canto queste ventole NON sono realizzate per avere una manutenzione,
altrimenti il costo salirebbe per la necessità di applicare soluzioni
differenti; sono degli usa e getta, proprio per la loro natura di oggetto
della società dei consumi (se non "si consuma", come posso essere
costretto ad acquistarne una nuova ?).
Per inciso, va detto che i motori di
CD/DVD e di HDD sono sempre dei BLDC, ma realizzati in modo diverso da
quelli che stiamo trattando, dato che devono avere prestazioni di controllo
della velocità, spunto e stabilità del tutto differenti.
Per prima cosa possiamo osservare un
attimo l' etichetta del costruttore, dove è indicato solitamente il modello e
a volte, come in questo caso, anche la tensione e la corrente nominali e
il tipo del supporto usato (in questo caso sleevs, ovvero bronzina).
Ecco una ventola 40 mm (che è la
misura del lato del quadrato della carcassa, una delle misure standard),
abbondantemente usata e impolverata.
La ventola si smonta facilmente in 4
passi.
1 - togliere l' etichetta del
costruttore che si trova sulla parte fissa
2 - togliere il tappo (se c'è), che
è posto sotto l' etichetta. In questo caso il "tappo", che serve a
limitare la dispersione del liquido lubrificante, non c'è ed è sostituito da
un sottile adesivo di plastica di colore nero, che si vede attaccato al retro
dell' etichetta e che si stacca assieme a questa.
3 - togliere il seeger o la rondella
plastica che blocca l' albero.
In questo caso si tratta di una super economica ranella di nylon come si vede
dall' ingrandimento. Si sfila facilmente usando delle pinzette.
L' albero è trattenuto da questa
rondella; una volta tolta, l' albero è libero.
4 - premendo sull' albero lo si
estrae facilmente dalla bronzina
La bronzina o il cuscinetto sono
inseriti a pressione nel foro centrale e si sfilano facendo pressione.
Il circuito stampato invece e solitamente fissato alla carcassa a caldo per
cui è difficile se non impossibile toglierlo senza spezzare qualcosa.
Qui vediamo circuito stampato, ranella e bronzina.
Una prima differenza rispetto ad un
comune motore cc è il fatto che gli avvolgimenti dello statore (C) sono sulla
parte fissa (A), mentre la parte rotante (B) si trova all'
esterno dello statore, ovvero l'opposto della struttura
"classica" in cui il rotore è interno allo statore, e contiene magneti permanenti. Questa
inversione, comune a molti motori BLDC, è dovuta alla necessità di
realizzazioni piuttosto piatte, come è ben evidente nei motori dei lettori
ottici o degli hard disk e semplifica la costruzione.
Il magnete permanente è un anello di
materiale sinterizzato (ferrite) o plastico (magneti plastici), con due coppie
di poli N e S, come pure sono due le coppie di poli dello statore (il minimo
per ottenere il campo rotante...).
Quest' ultimo è realizzato su un
piccolo circuito stampato circolare ed è costituito da un pacco di lamierini
sagomati in modo da formare le espansioni polari poste a 90 gradi tra di loro
e su cui sono avvolte le bobine.
La laminazione del nucleo, sia pure
grossolana, è dovuta alla necessità di minimizzare le perdite per correnti
parassite dovute al fatto che il campo magnetico è variabile e non è il caso
di dissipare inutilmente la poca energia in gioco.
L' elettronica ?!
Il circuito stampato porta anche il
sistema elettronico che genera il campo rotante a partire dall' alimentazione
in continua a 12V.
La forma comune è questa:
Ehm..., no, non è proprio così.....................................................................
... ma invece è così :
Sorpresi ? Suvvia, il sensore di Hall
c'è comunque...
Come per tutte le buone idee, c'è
solo l' essenziale e nessuna complicazione: niente step motor driver, niente
controller, niente MOSFET, niente H-bridge: due transistor in TO92, due
resistenze e due condensatori !
Ed il bello è che funziona anche....
Vediamo come.
FUNZIONA (!) COSI'....
Ogni espansione polare porta metà di
uno degli avvolgimenti, quindi L1 e L2 sono divise in due ed avvolte su una
coppia polare.
Q1 e Q2 alimentano alternativamente le due bobine:
- se Q1 conduce, Q2 è bloccato. La corrente scorre nel collettore di Q1 e
alimenta la bobina corrispondente, che crea un campo magnetico
- se Q1 è bloccato, condurrà Q2 e la corrispondente bobina genera la sua
coppia magnetica a 90 gradi
E così via. Quindi, alternativamente, le bobine scambiano la loro polarità e
si crea una specie di campo rotante molto primitivo, ma del tutto in grado di
trascinate in rotazione il magnete sul rotore.
Fin qui è facile da capire. Ma cosa fa scambiare la conduzione dei transistor
?
Il cuore del processo è costituito da un sensore di Hall a tre fili, che si
trova posto tra due espansioni polari. La sua faccia sensibile rileva una
polarità del magnete permanente durante la sua rotazione e cessa di condurre:
la sua uscita, un open collector con una resistenza di pull up esterna,
è collegata alla base di Q1. Quando il sensore è bloccato, Q1 conduce e la
corrente scorre nella prima bobina.
Quando si presenta il polo successivo, il sensore conduce e manda a massa la
base di Q1 che si interdice, facendo condurre Q2, la cui base è polarizzata
dalla prima bobina. Con Q2 in conduzione, la prima bobina è bloccata (passa
solo la minuscola corrente di base di conduzione di Q2), mentre Q2 alimenta la
seconda bobina.
Dopo un altro quarto di giro si ripresenta un polo del magnete permanente che
blocca il sensore di Hall, riportando in conduzione Q1.
Intanto il rotore gira e il sensore
di Hall genera un nuovo impulso e così via. Geniale.
Resta da chiedersi a cosa servano gli
elettrolitici, che, collegati così, lasciano perplessi.
I condensatori hanno essenzialmente una funzione "anomala", cioè
quella di sostituire due diodi e proteggere i transistor dai picchi di extra
tensione delle commutazioni dei carichi essenzialmente induttivi; inoltre
danno "forma" agli impulsi.
Nelle
foto vediamo il sensore di Hall posto nell' intervallo tra due espansioni
polari.
Così,
quando il rotore gira, è chiaro cosa causa lo scambio di conduzione dei
transistor.
Comunque
non c'è limite alla "semplificazione" (noi in Italia abbiamo anche
un ministero ad hoc - alla data della stesura di queste righe). I cinesi fanno
di meglio: ecco una realizzazione "ultra lite" che elimina la
difficoltà di avvolgere le 4 bobine.
Ci
sono sempre due coppie di espansioni polari , anche se ridotte al minimo (si
notano bene quelle superiori, le altre sono poste a 90 gradi all' estremo
opposto dell' avvolgimento); mentre le bobine sono avvolte sul cilindro
centrale, il che richiede senz'altro meno lavoro che avvolgere sulle
espansioni.
E pure questo funziona, con lo stesso schema...
Da notare la sagoma delle espansioni
polari, che serve a favorire l'avvio della rotazione in una direzione precisa.
Ma
come parte questo genere di motore BLDC, dato che,
quando
si fornisce tensione, il magnete si trova in una posizione casuale (e,
sopratutto, è fermo) ?
Ci
possono essere due casi:
- il sensore
di Hall è
aperto
e in tal caso conduce Q1
e la corrente attraversa L1.
- oppure è chiuso ed allora conduce Q2.
In
ogni caso, all' arrivo della tensione di alimentazione, viene generato un
impulso iniziale nel campo magnetico che attira in una posizione diversa il
magnete del rotore, che inizia a muoversi. Dopo un quarto di giro il sensore
commuta e passa in conduzione l' altro transistor e il ciclo si stabilizza in
poco tempo.
Manca
ancora di capire come diavolo fa a girare ad una velocità pressochè
costante.
Il trucco finale è che questo "accrocchio"
straordinario, una volta che la girante è in rotazione, si sincronizza
perfettamente in una posizione di equilibrio ad una velocità determinata
dalle caratteristiche costruttive, dalla resistenza dell'aria smossa dalle
pale e dagli attriti dei supporti e che è proporzionale alla tensione di
alimentazione.
Certamente non si tratta di un motore
raffinato:
- la potenza trasmissibile tra lo statore e il rotore nella conversione tra
energia elettro-magnetica ed energia meccanica è molto bassa in quanto
- il campo magnetico rotante non è variabile in modo continuo (il che
originerebbe una continua conversione in energia meccanica), ma è costituito
da impulsi di un quarto di giro, durante i quali una sola coppia polare è
alimentata, mentre l' altra no
- così, la coppia all' avviamento è molto bassa
- e non dispone di alcun sistema di controllo della rotazione, oltre a quello
indicato.
Ne deriva che:
- la coppia di spunto bassa e questo
determina che se la parte rotante è in qualche modo frenata (ad esempio
dallo sporco accumulato) la ventola non parte
- così pure non parte se la
tensione di alimentazione è troppo bassa (mediamente il 50% di quella
nominale)
- aumentando la resistenza
dell'aria, ad esempio perchè la griglia di aspirazione è otturata,
aumenta, entro certi limiti, la corrente assorbita.
L'
attrito dei supporti della girante è un elemento fondamentale
della qualità della ventola. E
in effetti esiste una molteplicità di supporti per l' asse, dagli sleeves
(bronzine) ai cuscinetti a sfere, ai cuscinetti idrodinamici, ai supporti a
levitazione magnetica.
Il supporto dell' albero rotante.
Però,
in questa struttura estremamente semplice e funzionale (meno parti di così
non si può...), un eccesso di "semplicità" è anche il suo limite:
la bassissima potenza trasferibile dal campo magnetico alla coppia meccanica
unita alla fanatica ricerca della riduzione dei costi può dare origine a
"qualche" inconveniente.
E
infatti il supporto dell' albero della girante è la parte critica dell'
insieme, perchè realizzare supporti resistenti e miniaturizzati, di buona
qualità, è costoso e la produzione cinese di massa privilegia il lato
economico a quello qualitativo. Ne derivano ventole che diventano
spaventosamente rumorose dopo un certo periodo di funzionamento, a causa dei
supporti e si bloccano per polvere o grippaggio dei supporti stessi.
|
Queste
sono bronzine cilindriche tipiche.
Nelle ventole più economiche non si tratta
certo di materiali ad altissimo contenuto tecnologico.
In quelle di qualità sono
realizzate in ceramiche speciali. |
Ecco due cuscinetti tipici: poche
sfere e l' anello di posizionamento interno in materiale plastico morbido.
|
L'anello in basso a destra è la gabbia delle
sferette, in un materiale sintetico non metallico. |
Tra l'altro, va detto che la maggior
parte delle piccole ventole ha un solo supporto all' albero, cuscinetto o
bronzina che sia.
Questo non è certo l'optimum perchè il peso della girante forma una leva non
indifferente; e se non è ben bilanciata, si formano immediatamente vibrazioni
che in un attimo sballano il cuscinetto e la sua sede.
Una
nota: contrariamente a quanto si pensi, il sistema di supporto meno rumoroso
non sono i cuscinetti (ball bearing), ma le bronzine (sleeves).
E, se fossero realizzate bene, sarebbero anche il sistema migliore per il
supporto dell' albero.
Ovviamente deve trattarsi di realizzazioni con materiali adeguati (cosa che
capita mai nei low cost): ad esempio, prodotti professionali come quelli di
PAPST utilizzano sleeves ceramici.
|
Se
ben dimensionata e ben realizzata (se...) la bronzina supporta meglio l'
albero. |
|
In alternativa, i sistemi a due cuscinetti (dual ball bearing) oppure un
cuscinetto più una bronzina (ball bearing and sleeve).
Con
due cuscinetti il problema del disassamento e delle vibrazioni si riduce (a
patto che la massa rotante sia sufficientemente equilibrata). |
I
supporti, però, a meno di essere del genere idrodinamico o in ceramiche
speciali, richiedono una lubrificazione e i cuscinetti richiedono un numero di
sferette adeguato, altrimenti sono assai rumorosi e, se non sono sigillati, il
poco lubrificante esce e il supporto è danneggiato.
In effetti, cuscinetti di bassa qualità hanno il difetto di andare fuori
servizio in quanto male realizzati, il che porta a surriscaldamento,
deformazione della plastica del supporto e finale grippaggio, mentre il rumore
sale esponenzialmente.
E se, per quanto riguarda il rumore, i supporti idrodinamici o quelli a
levitazione lo limitano al minimo possibile, va detto che la maggior parte del
rumore è generato dalle pale che spingono l' aria e dell' equilibratura delle
masse; solo una costruzione che tenga conto con particolare cura dei profili
aerodinamici e della precisione degli stampi delle parti in plastica può dare
origine ad un prodotto di qualità.
Però questo si scontra con la necessità del low cost ed è difficile pensare
che una ventola da meno di 20 cent possa uscire da una fabbrica svizzera di
meccanica di precisione.
Quanto detto finora permette di
capire come mai una ventola:
- parte solo con una tensione minima
(solitamente > della metà di quella di alimentazione)
- e che se, all' arrivo della tensione, la girante è frenata o la tensione
non è sufficiente, in generale la ventola è bloccata e può capitare che
essa non si avvia nè aumentando la tensione nè togliendo la causa del blocco
meccanico.
Il primo punto dipende dal fatto che
occorre una coppia minima per vincere le resistenze meccaniche all' avviamento
e questa coppia dipende dal campo magnetico applicato, che dipende dalla
tensione.
Questo non toglie che esistano anche ventole a 5 V o meno, ma esse sono
progettate per funzionare a questa tensione. Una ventola da 12V, al di sotto
dei 4-6V di alimentazione, molto probabilmente non parte anche se nuova; certamente
non parte se è usata e gli attriti sono aumentati.
Il secondo punto dipende dal fatto
che occorre applicare una tensione sufficiente a fornire l' impulso iniziale
di avviamento e che se questa tensione è insufficiente, o il rotore è
bloccato, non si determina l' inizio del ciclo che coinvolge il sensore di
Hall, e quindi è possibile che la ventola non si avvii anche se rilasciata o
se la tensione sale.
E questi sono punti che vanno tenuti
presenti se si intende regolare la velocità della ventola variando la
tensione di alimentazione.
Chi ha seguito fin qua potrebbe
ancora chiedersi come fa un motore del genere a partire in una direzione
piuttosto che nell' altra, in quanto la struttura simmetrica permette l'
avviamento in entrambe le direzioni, mentre ventola si avvia in una
direzione precisa.
|
Per ottenere questo si ricorre a
rendere asimmetrico in qualche modo il circuito, sia quello elettrico che
quello magnetico, in modo che la ventola si avvii sempre in una sola
direzione, che spinge l' aria in modo predefinito.
Ne vediamo la ragione dalla foto qui sotto, dove le espansioni polari
sono asimmetriche per generare un campo magnetico prevalente su una direzione
di rotazione.
Da notare, somma raffinatezza per questo genere di oggetti, che nell'
esemplare nella foto sono stati aggiunti dei poli intermedi (anche se senza
avvolgimento) per garantire una rotazione migliore, come efficienza e come
potenza trasmissibile alla parte rotante.
|
Esistono decine di possibili
variazioni del circuito elettrico sopra indicato, più o meno complesse o più
o meno semplificate (sempre per minimizzare i costi a scapito della durata del
prodotto) e queste soluzioni sono andate per la maggiore ed usate ancora oggi.
Alcuni circuiti eliminano i condensatori, altri li sostituiscono con diodi,
altri hanno transistor in darlington e così via, sempre mantenendo lo stesso
identico schema di principio.
E così via con una ampia gamma di
variazioni e la tendenza a installare meno componenti possibile rispetto allo
schema base.
|
Da notare che, nonostante le piccole
dimensioni, gran parte di questi circuiti è montato con componenti classici e
solo più recentemente o nelle realizzazioni super miniaturizzate si ricorre a
componenti SMD; la ragione è sempre economica: in China costa meno mettere al
lavoro un po' di persone che ammortizzare l' acquisto di una macchina
pick-and-place.
|
CIRCUITI INTEGRATI PER VENTOLE.
Però qualcuno ha pensato di
realizzato un integrato ad hoc, semplificando ulteriormente il montaggio.
Qui vediamo un ingrandimento dell' integrato FTC-S276 che comanda la ventola
smantellata nelle foto precedenti.
e
questo è un altro esempio di
integrato driver, marcato 276 e analogo al precedente
Il componente evidenziato è questo.
La sua application è semplice:
|
Sostanzialmente esso integra il
circuito visto prima, compreso il sensore Hall. |
|
E nel caso della ventola smantellata, ancora più ridotto. |
il tutto visto dal lato saldature del
cs.
Si nota che il costruttore ha
previsto lo spazio di montaggio per un gruppo R1-R2-Q1 che genera il segnale
esterno tachimetrico e un C1 tra massa e il capo di una bobina, che non è
installato, dato che evidentemente la ventola parte anche senza.
Inter nos, trattasi di esempio di "meno-pezzi-metto-più-guadagno"
tipico dei produttori cinesi; per curiosità una ventola del genere comincia a fare
rumore dopo qualche mese di lavoro e prima o poi si grippa in un tempo dipendente dalle
ore di lavoro, ma difficilmente superiore a un anno, un anno e mezzo.
|
L' impiego di questi integrati
permette di costruire ventole piccolissime, con diametro del nucleo motore
inferiore ad una moneta da 10 cent o anche meno.
Ne esistono di diversi produttori, marcati
276, 277, 377, 6407, 6811, ecc., con circuiti applicativi abbastanza simili. |
VENTOLE
TACHIMETRICHE
Come abbiamo accennato, va da se che
la potenza generabile da un motore di questo tipo è minima: si va da meno di
1/2 W a 3 o 4 W per le più grandi, ma sufficienti a fare il loro lavoro -e
non altro-.
Infatti è evidente che un motore così
realizzato soffre del problema della possibilità di stallo alla partenza
dovuta all' accumularsi di sporco e polvere sulle pale o all' interno del
supporto della rotante, cosa che crea una resistenza sufficiente ad impedire
l' avviamento (se non un vero e propri grippaggio dei supporti, che nei
prodotti più economici sono realizzati con materiali inadeguati anche per un
low cost cinese).
I disturbi
più
comuni sono
causati
proprio da
questo,
a
causa dell'uso
di
materiali
scadenti o
inadeguati, la realizzazione
grossolana,
la possibilità dell' ingresso di
polvere.
Spesso
il
guasto
è dovuto a
più
di
queste
influenze
insieme.
Dato che il motore non dispone di un
sistema di controllo interno, ne nasce la necessità di disporre di un segnale
che indichi ad un controllo esterno che la girante "gira", ovvero l'
impulso tachimetrico delle ventole a tre fili, realizzato semplicemente così:
|
Si tratta di un open collector o più
raramente un open drain che manda a massa il polo del segnale tachimetrico
ogni volta che il sensore di Hall commuta e che può essere sfruttato
esternamente sia per verificare che la ventola giri, sia per misurare il
numero di giri.
Costruttivamente, si tratta solo di
aggiungere un transistor
|
che vediamo nella foto:
Il tacho fornisce solitamente due
impulsi per giro, anche se ci sono ventole che danno 1 o 4 impulsi/giro.
A scanso di ogni equivoco, va
precisato che le ventole a tre fili - ventole con segnale tachimetrico- NON
sono ventole a velocità variabile in quanto il segnale tacho ha lo scopo non
di variare la velocità di rotazione, ma di comunicare all' esterno questa
velocità.
Una eventuale variazione della
velocità di rotazione è imposta variando la tensione di alimentazione.
ALTRI MOTORI
Costruttori più raffinati hanno
realizzato ventole con tre coppie polari, azionate da uno dei tanti integrati
per il controllo di micromotori trifasi; il funzionamento è del tutto
identico a quanto visto prima, solamente la struttura trifase invece che
bifase garantisce migliori prestazioni. Ma anche costa di più per cui è
parecchio difficile trovare questi motori nelle comuni ventole per PC.
Qui il sistema di controllo è più
complesso, facendo uso di un integrato dedicato, ma, come detto, è
estremamente raro trovare ventole con più di due coppie polari in queste
applicazioni.
Vediamo ancora qualcosa sulla
regolazione della velocità.
|