La conversione Analogico- Digitale (ADC)
Un sistema di controllo elettronico, anche per un semplice processo come può
essere la regolazione di una temperatura, richiede che uno o più elementi dell'
ambiente da controllare siano resi disponibili per l' elaborazione da parte del
controllo stesso.
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Di base, un sistema di controllo comprende ingressi, uscite e una
unità centrale di elaborazione del processo.
Gli ingressi saranno costituiti dai sensori che rilevano le grandezze da
tenere sotto controllo: può trattarsi della temperatura, della luminosità, di pressioni o pesi, di
forze, di velocità, di umidità, ma anche di suono, immagine, ecc. |
Le uscite comanderanno le periferiche e gli attuatori necessari al controllo
(relè, motori, valvole, ma anche monitor, sistemi di trasmissione radio, ecc).
Tutti questi elementi vanno trasformati in modo adeguato alle necessità del controllo
di processo per poter essere da questo elaborati.
Un contatto elettrico si presta ad essere direttamente interfacciato con il
microcontroller in quanto replica la situazione aperto-chiuso / 1-0, propria
del sistema binario, base dell' elaborazione digitale dei dati.
Ad ogni contatto si farà corrispondere un bit di ingresso del computer e così
fine corsa, encoder, pulsanti, commutatori, ecc, saranno facilmente integrati
nel sistema essendo di per se "digitali".
Però, l' acquisizione delle grandezze fisiche come temperatura, pressione, forza, immagine,
luminosità, ecc., è ottenuta attraverso "sensori", ovvero dei dispositivi più o
meno complessi in grado di trasformarle in segnali
elettrici. Fin qui non c'è molto di strano: l' automazione, con l' elettronica a stato
solido è diventata di impiego capillare e tutti in casa hanno numerosissimi
dispositivi controllati elettronicamente, dalla caldaia al ferro da stiro,
dal tostapane alla lavatrice, ma anche telefono cellulare, televisione, ecc.
Occorre considerare, però, che ci troviamo di fronte ad un
mondo reale in cui le grandezze fisiche variano in modo "analogico", ovvero la loro variazione nel tempo, per quanto rapida possa essere,
è continua, attraversando tutti i valori possibili della gamma.
Quando le vogliamo utilizzare come ingressi di un
sistema elettronico, abbiamo detto, lo facciamo trasformandole in segnali elettrici, attraverso dei sensori adeguati.
Ad esempio, una temperatura sarà convertita da una resistenza che varia il suo valore in
proporzione alla variazione della temperatura (termistore); così pure sarà per
la luce o per la pressione. Però si tratta di variazioni non tra due livelli
"digitali", 1-0/aperto-chiuso/alto-basso, ma di una variazione
"analogica" attraverso molteplici valori.
Se vogliamo un esempio comune, anche se improprio, pensiamo ad una lampada
azionata attraverso un interruttore e un' altra azionata attraverso un
varialuce (dimmer): la prima avrà solamente due possibilità: accesa o
spenta, ovvero o zero o il massimo. La seconda potrà variare l' intensità
tra zero e il massimo in modo continuo.
Un sistema
di controllo che sia esso stesso lineare, utilizzando essenzialmente amplificatori
operazionali, potrà trattare questi segnali "così come stanno".
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Però, la tendenza, da tempo, è quella di applicare sempre più elettronica
basata su computer, ormai diventati piccolissimi ed economicissimi (microcontroller).
E questi sono di natura digitale, ovvero possono rappresentare i fenomeni
solo attraverso formulazioni numeriche definite, attraverso modelli logici, la
cui implementazione avviene, come sappiamo, attraverso sistemi binari,
ovvero numerazioni dotate di due sole cifre.
Ci si potrebbe chiedere perchè è così importante l' impiego di computer.
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Un esempio per chiarire: la bilancia classica con uno o due piatti è, di
base, uno
strumento analogico che, attraverso un sistema meccanico, fa coincidere il peso
con una indicazione leggibile attraverso un indice su una scala.
Un passaggio successivo è quello della bilancia elettronica, che converte il
peso con un sensore apposito (cella di carico) in un segnale elettrico, che il computer di bordo
rappresenta su un display a sette segmenti.
Fino a qui non ci sarebbe alcuna differenza
sostanziale nel risultato.
Pensiamo però ad una semplice bilancia elettronica da cucina: nel momento in
cui introduciamo un microprocessore, possiamo avere la possibilità di fissare una
tara variabile, dipendente dalla ciotola che usiamo per contenere il
materiale da pesare.
E nelle bilance prezzatrici del supermercato vediamo che
l' elaboratore digitale può fare ben di più che non il semplice
display del peso: il peso viene comparato con un dato di costo e viene stampato un
cartellino con bar code adatto alla successiva elaborazione alla cassa. Il peso, convertito
in dato digitale, entra a far parte delle variabili trattate dall' elaboratore
per il calcolo del prezzo. La bilancia è collegata in rete ad un elaboratore
centrale e può ricevere una lista dei prezzi delle varie merci ed aggiornare
così le proprie operazione in modo del tutto automatico.
E così per la temperatura, la pressione, l' umidità, ma ancor più per la voce, la
musica, l' immagine fissa e in movimento. Tutte queste grandezze, di per sè
analogiche, una volta trasformate in dati digitali ed elaborate attraverso
il computer, danno i fantastici risultati che l' elettronica attuale ci
offre.
Poichè esiste, quindi, la necessità di convertire i segnali analogici del modo
esterno in modo
tale da poter essere elaborati dal microprocessore, occorre un mezzo per
effettuare questo passo.
L' operazione su chiama conversione Analogico-Digitale o ADC
(Analog to
Digital Conversion) e il dispositivo che svolge questa funzione si chiama
Convertitore Analogico-Digitale, abbreviato in AD o ADC.
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