In parallelo
Con applicazioni ad alta potenza può essere difficile trovare un adeguato dissipatore di calore per un transistor
particolare oppure può essere impossibile usare un singolo componente.
Una soluzione possibile è quella di utilizzare un diverso componente di potenza
maggiore o un caso differente: esistono sicuramente elementi particolari che possono svolgere quel lavoro, ma è probabile che
abbiano un costo elevato e siano di difficile reperibilità o di impiego complesso.
Una alternativa comune è quella di utilizzare due o più componenti collegati in
parallelo; in questo modo la potenza totale da dissipare viene condivisa tra
loro, applicando ad ognuna una frazione inversamente proporzionale al
numero degli elementi in parallelo. Questo può essere una scelta più economica di
un singolo componente molto costoso e che richiede un grosso dissipatore di calore.
Infatti va considerato che, suddividendo la potenza, ogni componente avrà una
sua propria superficie di scambio del calore e questa potrà essere
sufficiente anche senza radiatore.
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Ad esempio, una resistenza da 10 ohm che deve dissipare 50W dovrà essere per
forza un elemento del genere detto "corazzato", costoso e che
necessita forzatamente di un sistema di dissipazione del calore. |
E, se la potenza da dissipare è costantemente al
massimo, occorrerà utilizzare un elemento di potenza nominale
maggiore, ad esempio 75-100W, per avere il sufficiente margine per
l'impiego reale. |
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Se
sostituiamo questo componente con 10 resistenze da 100 ohm in parallelo,
ognuna di esse dovrà dissipare solo 5W e si potranno usare elementi del
genere a blocchetto in cemento da 7-10W, che potranno lavorare senza dissipatore. |
Lo stesso concetto può essere applicato a transistor, MOSFET,
diodi, regolatori di tensione lineari: le resistenze termiche tra le giunzioni
e l' ambiente, o il dissipatore, si troveranno anch'esse in parallelo,
riducendo la caduta termica complessiva di un fattore proporzionale al numero
degli elementi in parallelo.
Mettendoli in parallelo si aumenta (circa) la corrente che
complessiva e la potenza dissipata complessiva analogamente alle resistenze. Il guadagno in corrente rimane
più o meno come quello di un singolo transistor, per cui, per elementi di
potenza a basso guadagno, occorrerà un ulteriore transistor di pilotaggio
delle basi.
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I BJT sono vittime dei problema di instabilità termica dei
transistor a giunzione, in cui il flusso di corrente aumenta, come effetto naturale,
seguendo la temperatura.
L' aumento di temperatura produce ad un ulteriore aumento del flusso di corrente ed un successivo aumento della temperatura, finché l'aumento della temperatura e corrente,
fino ad innescare una spirale fuori controllo (run down termico) che
distrugge il dispositivo. |
E' però possibile collegare in paralello BJT semplicemente inserendo all' emettitore una piccola resistenza
(0.1-1ohm) che equilibra le correnti che attraversano i vari elementi, anche se essi
presentano piccole differenze strutturali. Se il guadagno di ogni transistor non è
simile, ma ha una larga tolleranza, in un elemento si troverebbe a scorrere
una corrente diversa dagli altri. Le correnti potrebbero generare il run down
termico prima descritto. La tensione ai capi della resistenza sull'emettitore si sottrae a quella che pilota la base del transistor
determinando una retroazione negativa e questo ripartisce la corrente in eccesso sugli altri
transistor.
A questo proposito, è importante che gli elementi del
parallelo:_
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siano tutti dello stesso modello, in modo che non ci siano
differenze non correggibili dalle resistenze di emettitore, e
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installati sullo stesso dissipatore, in modo che la temperatura dei dispositivi sia la più uguale
possibile.
Per funzionamento in parallelo i MOSFET sono preferibili ai BJT,
non risentendo di questa problematica.
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Per fare un esempio, prendiamo un transistor di potenza
comune, come 2N3055 o BD142. I dati di targa danno 115W a 25 ° C, con
giunzione al massimo a 200°C. La resistenza tra giunzione e case è circa 1.1-1.5
°C/W. Il package tipico è il TO-3 metallico, con una superficie di contatto
con il dissipatore abbastanza grande e quindi con una bassa resistenza termica
di contatto. Se utilizziamo un compound termo conduttivo, si può dare
questa resistenza a circa 0.4 °C/W. La resistenza termica complessiva
tra giunzione e dissipatore sarà dunque tra 1.5 e 1.9 °C/W. Se vogliamo dissipare
solo 80W con 40°C ambiente siamo in difficoltà, essendo richiesto un radiatore da meno di
0.3 °C/W, ottenibile sensatamente solo con sistemi ad aria forzata. E comunque staremmo usando il
semiconduttore al limite delle sue possibilità.
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Se dobbiamo dissipare 200W, questo componente è del tutto inadatto.
Potremmo usare un BUT92, sempre in TO-3, ma che dichiara 250W: ovviamente, questo è un dato
di massima e anche 200W potrebbero essere sfruttati a fatica, con un notevole
dissipatore.
Meglio andrebbe con il BUT30, in package ISOTOP, che ha una minore
resistenza termica tra case e giunzione ed una maggiore superficie di contatto
con il dissipatore.
Ma si tratta di un componente difficile da trovare e non certo economico. |
Mettendo più transistor in parallelo, ognuno si farà carico di una frazione
della potenza. Ad esempio, con 4 elementi, ognuno dissiperà 50W, il che dà
un ampio margine di sicurezza rispetto alla potenza nominale. La resistenza termica
totale si abbassa, dato che quella tra le giunzioni e il dissipatore sarà circa un
quarto, essendo le fonti di calore e le relative resistenze in parallelo,
ovvero 0.375-0.475 °C/W.
Questo consente l' uso di un dissipatore meno imponente. Se usiamo 6 transistor invece di
4, la resistenza termica in parallelo diventerà 0.25-0.32°C/W, il che rende
sufficiente un dissipatore da 0.55-0.48 °C/W.
Ovviamente l' aumento degli elementi in parallelo genera un aumento di costo,
tenuto anche presente che nel caso di transistor BJT occorrerà la resistenza di
emettitore, ma si ottiene una riduzione del costo del dissipatore ed un
aumento dell' affidabilità intrinseca dell' apparecchiatura, fattori questi
che possono essere più importanti di altre considerazioni.
Ugualmente è possibile utilizzare diodi in parallelo, con una
piccola resistenza serie. Però, anche se si 'dovrebbero' usare resistenze di bilanciamento, è abbastanza comune per
prodotti commerciali essere ridotti al solo parallelo: per i "puristi" che
ritengono la cosa insensata va detto che molto probabilmente nel loro PC i
diodi dell' alimentatore, sui rami ad alta corrente, sono un
parallelo di più elementi (doppi diodi, anche tre o quattro in parallelo) ed è molto raro che
sia questo a causare un problema, anche perchè il costruttore userà
componenti della stessa serie e collegati termicamente in modo molto stretto
tra loro.
Anche regolatori a tre terminali possono essere messi in
parallelo, separando con un semplice diodo in serie ad ognuno di essi, per
incrementare la corrente massima ottenibili, anche se alcuni sono
parallelizzabili solamente con resistenze in serie. Ad esempio, una idea di
progetto da EDN per
usare in parallelo più 78xx (anche 10 o 20 !) e una applicazione da Linear
per i suoi LT1083.
E pure in altri casi il parallelo di più unità risolve
problemi di potenza o di corrente che non sarebbero altrimenti possibili con
quei dati componenti.
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Ad esempio, LM3886
è un amplificatore mono di Texas Instruments che arriva ad un massimo
di 60W circa.
Per ottenere una potenza maggiore occorre utilizzare una
configurazione a ponte, che raddoppia, circa, la potenza, oppure
scegliere un diverso componente.
Però, combinando la configurazione a ponte con il parallelo, il risultato
supera di gran lunga le capacità di un solo amplificatore, mantenendo livelli ragionevoli di dissipazione di potenza all'interno di ogni
integrato.
La connessione a ponte raddoppia l'escursione della tensione di uscita e quadruplica la dissipazione di potenza, mentre la porzione parallela dimezza la corrente tra ogni serie IC e divide la dissipazione di potenza tra ciascuno dei quattro circuiti integrati.
Il circuito a ponte / parallelo con quattro amplificatori produrrà
una potenza > 200W con carichi da 4Ω a 8Ω. |
Il risultato è una elevata potenza di uscita del sistema con
gli amplificatori integrati che non superano le singole capacità di dissipazione di
potenza, funzionando ad una temperatura normale e offrendo elevata affidabilità a lungo
termine
(applicazione Texas Instruments).
In ogni caso, non bisogna pensare illimitata la quantità di
elementi che è possibile inserire nel parallelo, nè che la cosa sia semplice
per semiconduttori o integrato come per i componenti passivi; ci possono essere
certo problemi
di costo o di spazio o di complicazione circuitale, ma vanno anche considerati altri
elementi, come capacità e impedenze che diventano
importanti in una gestione a impulsi.
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