INCREMENTARE LO SCAMBIO DEL CALORE
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Come abbiamo accennato, si può notare come i dissipatori di calore delle
CPU dei personal computer sia in massima parte dotati di ventola:
questo consente di avere una bassissima resistenza termica tra
dissipatore e ambiente in un volume molto contenuto.
L' alettatura assai fitta offre una elevata superficie di
scambio con l' aria ambientale che viene soffiata dalla ventola. A pari
volume con un dissipatore passivo, uno di questi dissipatori attivi
offre una resistenza termica dimezzata o anche minore. |
Un' altra tecnologia è stata resa nota proprio dai PC.
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Si tratta di applicare degli heatpipes tra la placca in contatto con
il semiconduttore e l' alettatura di scambio con l' ambiente.
Gli heatpipes trasportano il calore basandosi non solo sulla
conduzione, ma anche sulla convezione del fluido che contengono,
aumentando significativamente la capacità di trasferimento termico
del dissipatore
Nell' immagine, un modello di Coolermaster,
dotato di 6 heatpipes del diametro di 6mm ciascuno ed una torre di 48
"fins" di dissipazione. |
Gli heatpipe servo, dunque, per una funzione essenziale: trasferire con
efficienza il calore dal punto che lo genera all'intera superficie del
dissipatore.
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Un dissipatore ha una elevata superficie rispetto al volume
quando ha una sagoma ricca di alettature. Però il problema è che il
semiconduttore ha, solitamente, una superficie di contatto assai piccola e il
calore, trasmesso al dissipatore in un punto centrale, arriva a fatica all'
estremità della superficie a causa della resistenza termica del materiale. Si
potrebbe migliorare la trasmissione aumentando la sezione del dissipatore, ma
così facendo se ne aumenta l' inerzia termica, il peso e il costo. E'
possibile, però, realizzare sistemi composti da molteplici alette molto
sottili (fins), che costituiscono una superficie assai estesa in un piccolo
volume. Ogni fin è collegato meccanicamente ad uno o più hetapipes e
questi creano canali ad alta efficienza per spostare il
calore dal semiconduttore alle alette. |
Ne derivano dissipatori molto leggeri (i fins sono solitamente
in alluminio, ma viene utilizzato anche il rame) con un rapporto
superficie/volume del tutto irraggiungibile con altre tecnologie. Se poi si
associa una circolazione di aria forzata, si ottengono facilmente bassissimi
valori di resistenza termica.
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Va considerata anche la possibilità di utilizzare un fluido
più efficace dell' aria: si tratta di utilizzare l'
acqua come mezzo per spostare il calore dal semiconduttore all'
esterno dell' apparecchiatura, dove verrà smaltito in un radiatore,
con o senza l' aiuto di un sistema di aria forzata.
Il liquido offre vantaggi in fatto di efficacia e silenziosità,
avendo come svantaggio la necessità di una periodica manutenzione. |
La temperatura minima raggiungibile è quella del liquido in
circolazione.
Un ulteriore sistema di raffreddamento è costituito dalle
celle di Peltier.
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In sostanza, è una pompa di calore che sottrae calorie da un lato e
le rende dall' altro. L' energia per operare questo trasferimento è ottenuta
da una alimentazione in corrente continua a bassa tensione e con
correnti piuttosto elevate.
E' impiegata essenzialmente per risolvere problemi termici particolarmente critici
o non risolvibili con altri metodi, ad esempio apparecchiature che devono funzionare in ambienti ad alta temperatura,
sorgenti di calore puntiformi o delicate, come e emettitori laser,
strumentazione, raffreddamento rapido in complessi di misurazione o
anche sistemi
frigoriferi portatili, e, in generale, per portare la temperatura di un corpo
caldo al di sotto di quella ambientale. |
Si possono ottenere gradienti di temperatura molto elevati su superfici di
dimensioni ridotte. Le celle possono poi essere collegate "in serie"
per raggiungere gradienti più elevati. Con questo metodo è
possibile ottenere temperature inferiori a quelle ambiente. Però ci si
troverà con una energia maggiore da smaltire sul lato caldo della cella.
Siccome questa ha solitamente un piccolo spessore (pochi millimetri), ci si
trova con una superficie estremamente calda a breve distanza dai componenti
elettronici e con la necessità di asportare questo calore in posizioni non
sempre semplici da raggiungere.
La cella di Peltier sposta il calore, ma ovviamente non lo elimina: occorre disporre di un
sistema per poi smaltire questo calore. Per cui si associa forzatamente con
altri sistemi, come dissipatori alettati con ventola, heatpipes o liquido. Unica in alcune applicazioni, non è di uso generalizzabile per alcune
problematiche non secondarie:
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richiede correnti elevate per funzionare, anche molte decine di ampere.
E potenze corrispondenti, a tensioni relativamente basse. E'
ovvio che per spostare il calore occorre energia.
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Il lato più negativo è forse il fatto che il rendimento è molto minore di
1: la cella di
Peltier oltre a trasferire calore, ne produce anche di suo. Risulta quindi
necessario dissipare una potenza superiore a quella generata dal punto
caldo. Quindi la cela raffredda il semiconduttore, poi occorre un sistema
per raffreddare la cella e questo sistema deve poter smaltire molta più
energia di quella che si avrebbe senza la cella.
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Richiede circuiti di gestione che possono essere anche
complessi in quanto occorre evitare che la temperatura sul lato freddo
scenda eccessivamente, arrivando alla condensazione del vapore acqueo
contenuto nell' aria; il punto raffreddato deve evitare il pericolo dalla possibile formazione di condensa
che crea problemi di natura elettrica ed elettrochimica (corrosione). Sul lato caldo
occorre controllare che la temperatura non salga eccessivamente rispetto
alle possibilità del dissipatore collegato.
Inoltre occorre evitare correnti eccessive nelle celle, che ne potrebbero
pregiudicare il funzionamento. Solitamente si tratta di sistemi con doppio
controllo della temperatura e PWM di alimentazione.
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Può essere necessaria una procedura di spegnimento della cella in
quanto, in relazione alle masse dei materiali ed al loro calore specifico,
l' interruzione improvvisa del raffreddamento può rischiare di scaricare sul dispositivo da raffreddare un calore eccessivo accumulato sul
sistema dissipatore della cella, con i rischi dovuto ad un rapido sbalzo di temperatura.
In pratica l' uso di queste celle è limitato a potenze
relativamente basse, dove l' introduzione di un circuito frigorifero a
compressione di fluido sarebbe poco proponibile o non possibile.
Per quanti riguarda sistemi criogenici che usano fluidi compressi, questi sono
riservati ad applicazioni molto particolari, sia per il costo che per la
complessità, la rumorosità e il consumo energetico, oltre alla necessità di
manutenzione.
Alcune note essenziali
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L'uso di un dissipatore, anche con ventola, diminuisce la resistenza termica
tra giunzione e ambiente e quindi facilita il passaggio del calore dall'
una all' altro.
Però non "raffredda" il dispositivo elettronico
al di sotto della temperatura ambiente!
Nessun sistema di scambio
della temperatura semplice è in grado di fare questo.
Per ottenere una temperatura inferiore occorre usare sistemi di pompa
termica, come circuiti frigoriferi o celle di Peltier.
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L' applicazione di una ventola al dissipatore riduce solo la sua Rtha , ma non varia i parametri del
semiconduttore.
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Più
la temperatura ambiente e quella del dissipatore si avvicinano, minore è
l' efficienza dello scambio termico: il semiconduttore sarà sempre ad una
temperatura superiore a quella ambiente.
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Non ha alcun senso prelevare calore dal semiconduttore con
un elaborato sistema di dissipazione per poi scaricare questo calore nell'
ambiente chiuso circostante; questo fa accumulare il calore e aumentare la
temperatura dell' ambiente, fino a rendere inutile il sistema di
dissipazione.
E' il caso di molti personal computer, dove il proprietario installa
paurosi dissipatori sulla CPU, magari passivi, ottenendo un perfetto
smaltimento del calore dalla CPU all' ambiente. Ma l' ambiente è lo
chassis ben chiuso, che, per abbattere il rumore, dispone di una
circolazione d' aria con l'esterno praticamente nulla. Così la
temperatura nello chassis sale a 60°C e più, creando problemi sia allo
scambio termico dissipatore-ambiente, sia ai componenti sensibili del
sistema, come condensatori, motori, dischi rigidi, ecc.
Se il calore estratto dalla CPU non viene portato nell' ambiente della
stanza in cui si trova il computer, applicare enormi radiatori non serve a
nulla.
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Lo stesso si può dire di raffreddamenti a liquido o con
pompe di calore e, in generale, per qualsiasi sistema di raffreddamento:
è relativamente semplice estrarre il calore dal semiconduttore, ma il
problema reale è quello di passarlo all' ambiente in modo altrettanto
efficace.
Tenere a mente che, in ogni caso, qualunque sia il sistema utilizzato per
raffreddare un componente, il principio basilare è sempre lo stesso e unico:
condurre il calore dal componente a disperdersi nell' ambiente.
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