Decimali, Binari & C
Numero e Cifra
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Numero e Cifra
Per iniziare, stabiliamo alcuni punti fermi a cui molti non hanno mai
prestato la dovuta attenzione. Prima di tutto è indispensabile che vengano fatte alcune precisazioni
sui termini "numero" e "cifra" che noi correntemente usiamo
in modo improprio.
Se scrivo :
150
ho scritto il numero centocinquanta, composto dai segni
grafici 1, 5 e 0, che sono
le cifre, ovvero i segni con cui rappresento i numeri, e che, per l' esattezza,
sono quelle che noi
chiamiamo cifre arabe-indiane e che usiamo comunemente.
Con un altro esempio, se scrivo
:
9
ho scritto la cifra 9 che rappresenta il numero
nove.
Dunque, correttamente, dobbiamo usare la parola "numero" per la
quantità e la parola "cifra" per
il segno che usiamo per indicare il
numero.
Per curiosità, la parola "cifra" deriva dall' arabo أَلصِّفْر
as-sifr.
Questa distinzione appare pedante, ma è un grave errore
considerarla tale. E', invece, fondamentale
per capire che cosa siano i sistemi numerici non decimali, come il binario, l'
ottale, l' esadecimale.
E, perchè no, anche il decimale, che usiamo ogni giorno,
ma di cui sappiamo proprio ben poco.
Cifre e sistemi di rappresentazione del numero
Vediamo subito dove stiamo andando a parare attraverso qualche
esempio.
Per noi 150 è
molto chiaro : se siamo alla cassa del supermercato, tiriamo fuori tre banconote
da 50; o una da 100 e una da 50; o due da cento (e ci aspettiamo una da 50
di resto).
Se fossimo stati Caio Sempronio, al tempo di Cesare, al mercato, sulla tavoletta
cerata, il bottegaio ci avrebbe scritto :
Oggi, al massimo, è la sigla
della provincia di Caltanisetta; per il romano era chiaro che CL indicava
150 (sesterzi, carote, soldati, pecore, cittadini, ecc). Che cosa è successo ?
Semplicemente, all' epoca di Cesare le cifre, ovvero i segni per
indicare i numeri, erano differenti dalle nostre.
E ancor più differenti lo
sarebbero se fossimo stati sumeri, babilonesi, egizi, greci o cinesi.
Così come
la scrittura di sumeri, egiziani, greci, cinesi è per noi incomprensibile,
perchè usano segni grafici diversi dai nostri, che non possiamo capire. A meno che ne abbiamo fatto oggetto
di studio.
Dunque, dovrebbe essere evidente che un "numero", ovvero l' indice
di una certa quantità (di cose, di fatti, di oggetti) è stato e può essere rappresentato
con
diverse scritture, con diverse "cifre".
Questo lo dobbiamo ricordare : ci servirà più avanti.
E non c'è nulla di strano: ancora oggi popoli
come quelli cinese e giapponese scrivono le cifre che indicano i numeri in modo
molto differente dalle nostre Possiamo fare una piccola tabella di confronto con quelle che usavano i romani e con quelle che usiamo
noi :
Attuale |
Romano |
Giapponese
Cinese |
Ionica
Grecia antica |
Ebraico |
1 |
I |
一 |
α |
א |
2 |
II |
二 |
β |
ב |
3 |
III |
三 |
γ |
ג |
4 |
IV |
四 |
δ |
ד |
5 |
V |
五 |
ε |
ה |
6 |
VI |
六 |
ϛ |
ו |
7 |
VII |
七 |
ζ |
ז |
8 |
VIII |
八 |
η |
ח |
9 |
IX |
九 |
θ |
ט |
Nelle cifre degli antichi, se le osserviamo con cura, troviamo
una matrice comune : queste cifre sono essenzialmente degli ideogrammi, ovvero
sono segni che cercano di rappresentare l' oggetto, la sua natura (lo sono pure
le nostre, anche se non ci sembra, perchè nel tempo sono passate tra le mani di
molti popoli e culture e modificate ripetutamente).
Ma non formalizziamoci sulla stranezza dei segni grafici, non è
questo che ci interessa ora.
Osserviamo, invece, come le cifre romane e quelle orientali utilizzino semplicemente un
segno grafico che ricorda la quantità. Questo è immediato da capire nelle
prime tre cifre : uno è
semplicemente un trattino, due sono due trattini. Ma anche nelle altre permane,
pure se più astrattamente: ad
esempio, il cinque romano (V) è il simbolo di una mano aperta, cinque dita; il sei (VI)
è una mano aperta più un dito. Il dieci (X), le due mani aperte.
Ci si può chiedere perchè questo.
Nell' antichità il modo di pensiero era differente, non certo più primitivo
come ritiene qualcuno, ma differente. Non c'era la necessità, che ci siamo
costruita, di avere tutto sotto forma di numero. Il numero riguardava
principalmente il contare le quantità.
Il pastore contava le pecore, una, due, tre, ecc, e per ognuna faceva un segno
su una pietra, su una tavoletta di legno e i segni erano:
| | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | |
....
|
Quando i segni diventano tanti, diventa molto difficile percepire la quantità che rappresentano
solo guardandoli : bisogna ricontarli. Allora il pastore sbarrava i segni a gruppi
:
||||| ||||| |||||
||||| ....
|
come i prigionieri senza calendario tengono conto del passare dei
giorni incidendo le pareti della cella.
Ora è più facile leggere le quantità : ogni gruppo vale cinque unità,
conto i gruppi e moltiplico. Perchè, dovrebbe essere evidente, le cifre scritte
servono per rappresentare delle quantità, dei numeri; e meglio e più
leggibilmente le rappresento, meglio le potrò utilizzare.
Ma i gruppi di trattini barrati non è ancora un metodo molto soddisfacente: devo
raggruppare i trattini, barrare, e poi per rileggerli devo contare i gruppi, moltiplicare. Poco pratico se c'è molto da
contare, come in un mercato, in una amministrazione pubblica, in un esercito.
Il nostro pastore, a forza di contar pecore, nel frattempo si è addormentato, ma
anche altri hanno la necessità di contare e qualcuno inizia a dire: "Bene,
ogni gruppo di cinque, invece di rappresentarlo così IIIII, visto che è una "mano"
di cinque dita, lo rappresento così V, ideogramma della
mano aperta che mostra le cinque dita. E due mani si
incrociano e fanno dieci (dita) e segno così: X...".
E così via per ideando
segni che raccolgono in un solo simbolo grafico l' idea di un numero, anche
grande.
Fanno questo non solo i romani, ma anche i Maya, i cinesi, gli egizi...
Così cinque, invece di essere segnato come IIIII
diventa V ; IIIII IIIII diventa
X.
E trentacinque non è IIIII IIIII IIIII
IIIII IIIII
IIIII IIIII , ma diventa XXXV.
Molto più
immediato da leggere.
Da notare che altri popoli seguono una via assai diversa: abbiamo aggiunto
nella tabella precedente anche le cifre che hanno usato i greci antichi
della ionia e quelle che usano ancora oggi gli ebrei.
Si tratta di una pratica comune a molti
popoli dell' area medio orientale, ovvero
usare i simboli delle
lettere dell' alfabeto come cifre
numeriche. Come se noi dicessimo A = 1, B = 2, C
=3, per cui, invece di 123, scriviamo ABC.
Anche questo esempio va ricordato, perchè ci servirà più avanti parlando
dell' esadecimale.
Teniamo anche presente, per curiosità, ma non solo, che culture
diverse dalla nostra hanno sviluppato un pensiero matematico differente.
Ad
esempio un giapponese, se deve dire "uno" riferito a un PC o un' auto
dirà IchiDay, ma se indica un uccello dirà IchiWa, Hitori per una persona ,
IssaTsu per un libro e Ippiki per un pesce: nel numero comprende una
classificazione della cosa contata.
E così per altre culture, che contano per
ventine o in base a sessanta o addirittura in binario: non è stranezza, è esempio della varietà di
modi con cui la mente affronta i problemi che incontra.
Non ci occupiamo di come contavano i babilonesi o altri popoli
antichi o orientali e di come si sono sviluppate le cifre e il pensiero
matematico, perchè, anche se argomento affascinante, ci porterebbe fuori strada.
Piuttosto ritorniamo al romano Caio Sempronio, con un esempio a
noi vicino, per farci capire come il "far di conto" non sia una cosa
data per scontato, ma il risultato di un certo processo.
Caio Sempronio usava ovviamente le cifre romane:
Attuale |
Romano |
|
Attuale |
Romano |
1 |
I |
|
10 |
X |
2 |
II |
|
11 |
XI |
3 |
III |
|
12 |
XII |
4 |
IV |
|
13 |
XIII |
5 |
V |
|
20 |
XX |
6 |
VI |
|
50 |
L |
7 |
VII |
|
100 |
C |
8 |
VIII |
|
500 |
D |
9 |
IX |
|
1000 |
M |
Per scrivere 2010, avrebbe inciso sulla sua tavoletta
MMX (M=1000 + M=1000 + X=10).
Per scrivere 115 avrebbe inciso CXV
(C=100 + X=10
+V=5).
Vediamo che il sistema romano è un sistema che utilizza un numero
ridotto di cifre e forma la rappresentazione di numeri complessi sommando queste
cifre: è un sistema che si definisce "additivo".
In un sistema
additivo, ogni cifra mantiene il suo valore, qualsiasi posizione occupi nella
serie di cifre che rappresenta il numero. |
Ovvero, X vale dieci e XXX vale dieci + dieci + dieci e CX vale
cento + dieci, e così via.
Ci si può rendere subito conto che con un simile sistema fare operazioni anche
solo aritmetiche diventa notevolmente complesso. Il sistema di somma in colonna,
ad esempio, per noi così usuale e comodo con le nostre cifre, diventa
improponibile se se cerchiamo di replicarlo con quelle romane :
|
|
|
2345 +
819 =
----------
3164 |
|
MMCCCXXXV +
DCCCXIX =
-------------------------
???????????? |
Il risultato è MMMCLXIV , ma vedete bene che la somma in
colonne non può proprio funzionare con le cifre romane. E così pure le altre
operazioni aritmetiche. E senza un modo efficiente per applicare queste
operazioni non si va molto in là..
E perchè, invece , con il nostro sistema di cifre, la cosa funziona ?
Semplicemente perche il nostro sistema non è additivo, ma
posizionale. Ovvero:
In un sistema
posizionale ogni cifra ha
un diverso valore a seconda della posizione che occupa nella sequenza che
rappresenta il numero. |
e questa è la grandiosa idea che gli antichissimi matematici
indiani hanno sviluppato e che ha come punto di forza la cifra zero (0), che,
come notiamo, nella numerazione romana non esisteva.
Per dare un esempio della differenza tra posizionale e additivo, prendiamo la
cifra che indica il numero 1.
Caio Sempronio incideva I, noi usiamo 1. Del tutto simile.
MA...
Caio sempronio, quando scriveva I I I, ripetendo tre volte
il segno I, voleva intendere tre, ovvero I + I + I.
Se noi scriviamo tre volte la cifra uno, 111, intendiamo centoundici,
ovvero una volta cento + una volta dieci + 1 volta uno.
I |
|
uno |
|
II |
I + I |
due |
|
III |
I +I + I |
tre |
1 |
|
uno |
|
11 |
10 + 1 |
undici |
|
111 |
100 + 10 + 1 |
centoundici |
Per Caio Sempronio, ovunque segnasse I nella sua serie di cifre,
sempre 1 era.
Per noi, la posizione nella serie attribuisce alla cifra un
valore diverso. La cifra posizionale 1 cambia il suo valore a seconda della
colonna in cui è scritta : nella prima vale il suo valore, nella seconda , vale
dieci volte, nella terza, cento volte, e così via.
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